Note di regia di "Il Clandestino"
Nella serie "
Il Clandestino", torno a parlare, ancora una volta, di coloro che, a torto, vengono considerati gli ultimi in questo mondo e che invece sono gli unici che mi sembra conservino l’elemento radicale e fondante di ciò che l’uomo ha di buono: l’empatia.
Questo è il vero tema in cui il nostro Luca Travaglia si muove da clandestino.
Dopo aver perso tutto, anche l’amore in cui credeva, riscopre quello per la vita e per il prossimo, grazie a una fetta di umanità che non aveva mai frequentato. E dunque? La ricetta è toccare il fondo per riscoprirsi umano grazie a chi fa più fatica di noi per campare? Non ne ho idea, sinceramente.
Certo è che c’è un solo modo per uscire dalla solitudine e ritrovare se stessi e le proprie emozioni:
scivolare in quelle degli altri.
Forse chi soffre per motivi seri si fa distrarre più difficilmente da questa nevrotica attenzione per il
nulla.
Il nostro protagonista è un personaggio stracontemporaneo ma anche la memoria di chi lo ha preceduto in altre storie di rinascita.
Rolando Ravello