FESTIVAL DEL CINEMA DEI DIRITTI UMANI DI NAPOLI 16 - I vincitori
Il 22 novembre 2024 si è conclusa la
XVI edizione Festival del Cinema dei Diritti Umani di Napoli dal titolo “
Costruiamo una Cultura di Pace”.
Durante la serata conclusiva sono stati proclamati i film vincitori delle diverse sezioni di concorso a esclusione del Premio AMBASCIATA SVIZZERA PER LA PACE già assegnato nella serata del 14 novembre .
Premio AMBASCIATA SVIZZERA PER LA PACE
A cura della giuria Ambasciata Svizzera in Italia
SHALOM-SALAAM–PEACE di Alexia Tsouni (Grecia)
Menzione speciale Platea Diffusa
A cura della giuria Platea Diffusa.
UNA CANCION PARA MI TIERRA di Mauricio Albornoz Iniesta (Argentina)
Motivazione: Per essere il racconto di una storia che regala speranza e commuove, in cui la magistrale regia di Mauricio Albornoz Iniesta dialoga in modo eccellente con la fotografia di Pablo Nunez Galardo, coniugando insieme caparbietà e poesia, e arrivando diritta al cuore di chi guarda. Per essere in grado di dimostrare che, se è vero che la musica non può cambiare il mondo, può però trasformare una piccola comunità. E al rumore degli “uccelli d’acciaio” che seminano morte è possibile contrapporre il suono delle note di una canzone, che lasci intravedere – negli occhi colmi di stupore e fiducia soprattutto dei bambini – un futuro di armonia e pace. Per queste motivazioni, il Premio Platea Diffusa 2024 della XVI edizione del Festival Del Cinema dei Diritti Umani di Napoli va a “Una canción para mi tierra”.
Premio “Mario Paciolla”
A cura della giuria “Un ponte per”, alcuni componenti del Comitato Verità e Giustizia e dei Genitori di Mario.
THE LAST ISLAND di Davide Lomma (Italia)
Motivazione: Per la delicatezza con cui è stata raccontata la storia, la fotografia bellissima, l’originalità di una prospettiva di chi ha sempre avuto una vita normale e spensierata e il messaggio positivo: contrapposte alla tragicità della storia, che è un momento buio della nostra storia contemporanea, sono la gioia e l’amore che solo la solidarietà e la cooperazione sono capaci di generare, creando relazioni e legami significativi e indissolubili.
Menzione Speciale Arrigoni-Mehr Khamis
A cura dei selezionatori interni del Festival.
RATHER BE ASHES THAN DUST di Alan Lau (United Kingdom)
Motivazione: Per il coraggio con cui l’autore documenta, attraverso un racconto in prima persona, le “Rivolte degli ombrelli” a Hong Kong, sfidando la violenta repressione delle forze dell’ordine pur di mostrare quanto sia facile precipitare in breve tempo in una situazione di tirannia, oppressione e cancellazione dei diritti fondamentali. RATHER BE ASHES THAN DUST è la voce di tutti quelli che non possono più esprimersi liberamente e ci richiama alla comune responsabilità di rimanere vigili e di resistere in difesa della democrazia.
Premio “FICC”
A cura della giuria FICC
THINGS UNHEARD OF di Ramazan Kılıç (Turchia)
Motivazione: La Giuria della FICC Federazione Italiana dei Circoli del Cinema, composta da Marco Asunis, Alessio Cossu, Antonio Vladimir Marino, Luciano Saltarelli e Renato Scatà, nel concorso della sezione HUMAN RIGHTS SHORT della XVI edizione del Festival del Cinema dei Diritti Umani di Napoli 2024 , con tale motivazione: “E’ questo film lo sguardo naturale di una speranza, quella di una comunità di un piccolo villaggio curdo sperduto in Turchia che possa comunicare con il mondo. Uno sguardo proveniente dagli occhi di una ragazzina e di sua nonna, desiderose entrambe di fantasticare e di sfuggire da una vita di solitudine, sofferenza e oppressione. E’ la “televisione clandestina” che da loro vigore, connettendole con il grande mondo e con le speranze per un avvenire migliore. La trama è commovente e profondamente simbolica, legata a un tema universale di oppressione politica e sociale ma anche di forte resilienza identitaria e di solidarietà intergenerazionale. Toccante è la potente conclusione tra la fantasiosa tenacia dell’azione di una bambina con la brutalità delle azioni repressive dell’esercito, dando valore resistenziale, sociale e senso poetico a una “televisione” fantasiosa e fondamentale per la vita di una ragazzina, della sua nonna e di una intera comunità”, assegna il premio FICC HUMAN RIGHTS SHORT 2024 al film turco “Things unheard of” del regista Ramazan Kılıç.
Menzione Speciale “FICC”
UNA CANCION PARA MI TIERRA di Mauricio Albornoz Iniesta (Argentina)
Motivazione: “Ecologia, ambiente, infanzia, musica, rispetto della terra, impegno sociale. Qui del film c’è tutto. Il documentario è una guida preziosa per il futuro dell’uomo. Il percorso offerto dall’autore si concentra in luoghi ai margini dell’Argentina, su piccoli e grandi problemi d’inquinamento del sud America. Il tenace protagonista di questa storia è il musicista Ramiro Lezcano, che attraverso la sua passione per la musica organizza con i suoi scolari un’impresa donchisciottesca, organizzare un grande festival musicale dove gli studenti e artisti affermati latinoamericani si uniscono per cantare l’impegno comune per un ambiente più sostenibile. Alla fine il miracolo avviene, il sogno impossibile riesce a lanciare con tale evento uno straordinario manifesto rivolto alla difesa del destino ambientale del mondo. Un messaggio lanciato con “Una canzone per la terra” che riguarda tutti indistintamente, nuove e vecchie generazioni. La Giuria Ficc assegna la Menzione Speciale FICC HUMAN RIGHTS DOC2024 al film argentino “A song for my land” del regista Mauricio Albornoz Iniesta.
EL CINE ES UN VIAJE di Uli Stelzner e Pepe Orozco Recinos (Guatemala)
Motivazione: La Giuria della FICC Federazione Italiana dei Circoli del Cinema, composta da Tiziana Spadaro, Marco Asunis, Alessio Cossu e Renato Scatà, nel concorso della sezione HUMAN RIGHTS DOC dellaXVI edizione del Festival del Cinema dei Diritti Umani di Napoli2024, con tale motivazione: “Per aver messo in evidenza un festival itinerante di cinematografia ai confini del mondo, per lo più tra lontane comunità indigene contadine. Un festival attivato per capire la realtà e affrontare la vita. In questi paesi più rurali del Guatemala, il popolo prende la parola e discute di politica, società, storia. La gente si racconta con coraggio durante una proiezione oppure nelle pause tra un film e l’altro. Nel frattempo, si sentono gli echi di un nuovo pubblico, una nuova comunità che nasce. Sprazzi intensi di un viaggio condotto da valorosi operatori culturali, in cui il cinema diventa strumento di conoscenza e consapevolezza, in luoghi contraddistinti nella realtà da violenze e ingiustizie. E’ questo un film che invita alla consapevolezza e alla scoperta del valore dell’identità”, assegna il premio FICC HUMAN RIGHTS DOC2024 al film guatelmateco “El Cine es un Viaje” dei registi Uli Stelzner, Pepe Orozco Recinos.
Premio Human Rights Youth
A cura della giuria Youth.
SIMME TUTT’UNO di Alice Franchi (United Kingdom)
Motivazione: Per la scelta registica e la tecnica utilizzata ma soprattutto per la realtà che è in grado di porre dinanzi allo sguardo degli spettatori; per dare volto a chi si impegna a tirar fuori la bellezza dai e dei giovani dando così la forza per non arrendersi e smettere mai di sognare; per l’immagine di volontariato attivo che può orientare le nuove generazioni a fare le scelte più giuste. Per essere motivo di speranza per tutti i ragazzi e le ragazze che vivono in posti di cui ci si vergogna.
Premio Human Rights Short
A cura della Giuria Esperti (Daniela Dolci, Amalia De Simone, Nicola Zambelli)
SARA di Ariana Andrade Castro (Perù)
Motivazione: Per la sua straordinaria capacità di scuotere lo spettatore, rivelando con intensità la crudele realtà della tratta dei minori in Perù. La narrazione, storia di finzione ispirata a fatti veri, immerge il pubblico nel dramma di una bambina vittima inconsapevole della tratta, trasportata dal padre autotrasportatore senza che lui ne sia a conoscenza. Questo racconto simbolico ci invita a riflettere sulle nostre responsabilità, ponendoci nella condiizione ideale di conducenti di un “camion” collettivo in cui si consuma l’ingiustizia. Qui l’arte trova la sua forma più sublime quando riesce ad emozionare e denunciare. Sara è un monito potente: prendere coscienza di queste realtà è il primo passo per invertire la rotta.
Menzione Speciale
HOW TO PLEASE di Elina Talvensaari (Finlandia)
Motivazione: Per la capacità di rappresentare, attraverso una messa in scena teatrale e originale, la condizione di spersonalizzazione vissuta da migranti e profughi in relazione ad un potere burocratico in grado di disporre dell’altrui esistenza in maniera cieca. Il film, claustrofobico come la reclusione, descrive con grande efficacia la precarietà e l’incertezza affrontate da chi è costretto a lasciare il proprio paese senza documenti, scontrandosi con un sistema di asilo spesso arbitrario e disumanizzante. Questa narrazione universale evidenzia il destino di coloro che, pur non avendo commesso reati, vivono una realtà simile a quella dei detenuti, condizione di cui il film riesce a ben descrivere gli aspetti piu’ osceni. Grazie a una rappresentazione originale, intensa e ben strutturata, il cortometraggio rende con grande efficacia l’assurdità della burocrazia e la violazione dei diritti umani, e invita alla riflessione su temi cruciali come il diritto alla dignità e alla libertà.
Menzione Speciale
SEEDS FROM KIVU di Néstor López, Carlos Valle (Spagna)
Motivazione: Per la delicatezza e la fermezza con cui affronta il tema delle conseguenze dei conflitti armati, in particolare sulle popolazioni civili. Il film, girato in aree e situazioni normalmente poco accessibili e pericolose, mette in luce con coraggio e sensibilità un gravissimo fenomeno che viene trattato ancora come un tabù: l’orrore delle violenze sessuali e dello stupro etnico utilizzati come arma di guerra per terrorizzare e annientare le comunità. Attraverso questa denuncia, il film ribadisce l’importanza dell’informazione e della rimozione dello stigma che tali crimini impongono alle vittime. Seeds from Kivu è un richiamo potente a ricordare che ogni guerra lascia cicatrici profonde, un monito contro ogni forma di violenza.
Premio Human Rights Doc
A cura della Giuria Esperti (Daniela Dolci, Amalia De Simone, Nicola Zambelli).
THE PICKERS di Elke Sasse (Germania)
Motivazione: La schiavitù esiste ancora ed assume forme che spesso non riusciamo a percepire. Questo documentario ci mostra come i migranti vengano sfruttati lungo tutta la figliera di produzione e distribuzione alimentare. Quello che troviamo nei supermercati spesso arriva da una filiera illegale che sfrutta persone fuggite da miseria e guerre, che si sono indebitate per cercare condizioni di vita migliori e che invece vengono usate nei campi per la produzione e la raccolta con salari bassissimi e in condizioni disumane. Il film, con soluzioni fotografiche di altissimo livello, esplora più Paesi europei, aiutando ad acquisire consapevolezza e intimandoci di non girarci dall’altra parte, propone nel finale un’alternativa costruttiva alla miseria attuale.
Menzione Speciale
UNA CANCIÓN PARA MI TIERRA di Mauricio Albornoz Iniesta (Argentina)
Motivazione: Per la capacità di affrontare il tema della sostenibilità e del futuro delle comunità agricole in un mondo dominato dall’agroindustria, spesso orientata esclusivamente al profitto. Girato nella campagna argentina, il film racconta la vita di bambini costretti a respirare l’aria contaminata dai diserbanti, denunciando l’impatto dell’inquinamento. La storia di un insegnante e musicista impegnato nell’educazione e nella sensibilizzazione dimostra come l’arte possa ancora essere uno strumento di cambiamento sociale e riscatto, e come ogni singola persona possa attivarsi e coinvolgere gli altri nel costruire un futuro migliore. Con un approccio toccante e ben costruito, il film stimola riflessioni profonde sul valore dell’impegno collettivo per il bene comune.
Menzione Speciale
RATHER BE ASHES THAN DUST di Alan Lau (United Kingdom)
Motivazione: Per la capacità di dimostrare come il lavoro di controinformazione rimanga, anche nell’epoca dei mass-media decentralizzati, la prima forma di resistenza contro ideologie e sistemi di potere sempre più pervasivi. Ambientato durante le “rivolte degli ombrelli”, è un documentario unico, una delle pochissime voci libere provenienti da Hong Kong sotto il controllo pervasivo del grande fratello cinese. Chi osa parlare e documentare subisce ritorsioni, arresti e i movimenti di protesta vengono repressi. Il film evidenzia il rischio costante di dittature pronte a silenziare le opposizioni e ad accentrare il potere. Con una narrazione che prefigura un futuro distopico già in atto, RATHER BE ASHES THAN DUST ci mette in guardia contro una realtà repressiva che tutti dobbiamo affrontare con consapevolezza. Girato con straordinario coraggio e senso del dovere, il film ci ricorda che la resistenza all’oppressione, in nome della democrazia, è una responsabilità collettiva.
25/11/2024, 14:02