NOIR IN FESTIVAL 34 - Violetta Rovetto:
“Il mio coming of age fantasy”
Nella giornata conclusiva del
Noir in Festival 2024 è stato presentato in anteprima il film “Il migliore dei mali”, opera prima della youtuber e sceneggiatrice Violetta Rovetto (in arte Violetta Rocks), che ha adattato per il grande schermo l’omonima graphic novel da lei firmata, edita da Shockdom. 1997, Italia del Sud, cinque ragazzini alle prese con la scomparsa di un cane, sullo sfondo un’industria chimica piena di verità celate.
Il film è un’avventura tra giallo e fantastico dove i misteriosi avvenimenti che si verificano attorno a cinque ragazzini e alla loro città natale, li porterà a scontrarsi con “il migliore dei mali”. Nel cast Giuseppe Pallone, Andrea Arru, Riccardo Antonaci, Giorgia Piancatelli, Niccolò Bizzoco, Matteo Ferrara, Pietro Ragusa, Massimo Wertmüller, Annalisa Insardà, Vincenzo Scuruchi, Pino Torcasio.
Abbiamo intervistato la regista.
Violetta, come è stato per te il passaggio dal fumetto al film?
“L’adattamento durante la fase di sceneggiatura è stato molto interessante per me, molto formativo, ho sempre conosciuto a grande linee quali sono i punti cardine per passare da un media all’altro, però non ci avevo mai lavorato in prima persona, soprattutto per un lavoro scritto nella dimensione fumetto da me, perciò ho lavorato con altri due sceneggiatori fantastici, Josella Porto e Tommaso Santi, e con loro abbiamo veramente lavorato a sei mani in un team creativo che è stato per me di grande formazione e ho imparato tantissimo da loro, ed è stato estremamente divertente perché è la fase creativa, quella più libera in un certo senso. Poi dopo arriva il momento in cui ti scontri con la fase produttiva e quindi certe cose vanno riscritte, riadattate perché le esigenze produttive sono fondamentali nella realizzazione di un film e vanno tenute in conto assolutamente. Sul set poi mi sono ritrovata a dirigere una troupe di persone molto in gamba, diciamo che eravamo un po’ come dei pirati su una nave e io ero un po’ il loro capitano, ci siamo inventati molte cose in certi momenti perché soprattutto per un piccolo film come può essere questo a volte ti devi ingegnare per portarti a casa il lavoro. Io sono grata di questa opportunità perché per me è stata una grande scuola, io ho effettivamente fatto la scuola di cinema, ma quella di lavorare sul set a livelli professionali è un’altra cosa”.
Come avete scelto il cast dei ragazzi?
“Abbiamo ovviamente lavorato con dei casting director e io ho avuto l’opportunità di fare i casting diretti agli attori, quindi per me è stato un grande privilegio, perché ho avuto la libertà di scegliere dei profili che potevano essere adatti a “dare vita alla carta”. Secondo me si è creato un bel team, sono piuttosto soddisfatta del risultato. I ragazzi sono tutti molto bravi, alcuni sono più esperti e navigati, altri invece sono alla primissima esperienza e hanno dato tutto quello che potevano dare, quindi sono tanto orgogliosa di loro”.
Il film può essere considerato un coming of age, ma racconta anche di tematiche molto impegnate, i protagonisti si ritrovano ad avere a che fare con un’acciaieria che dà lavoro ma semina morte, il pensiero ovviamente va a Taranto…
“Abbiamo cercato di metterla in forma di favola perché comunque è un film pensato per i ragazzi, probabilmente anche a tinte oscure in certi momenti, però cercare di raccontare in modo edulcorato dei temi impattanti per cercare di sensibilizzare e incuriosire il pubblico in quella direzione. Poi c’è tutta la parte del coming of age, di scoperta. Questa è una storia che è stata pensata per non essere un capitolo unico già dal fumetto, e probabilmente affronterà diverse fasi, questa è la fase adolescenziale, poi gradualmente si arriverà all’età adulta. Quindi le atmosfere saranno più dark perché il pubblico cresce con la storia, quindi sarà più maturo per guardare in faccia certe tematiche senza doverle edulcorare”.
Le nuove generazioni sono già molto preparate su determinati temi…
“Io sono una millenial, e la generazione successiva alla mia penso che sia estremamente sensibile a queste tematiche, la nuova piazza sono i social dove si scambiano le informazioni e in qualche modo si rendono attivi. Riguarda il futuro di tutti, è molto maturo da parte loro, la mia generazione era più attaccata a un’epoca consumistica, era più ovattata in questo senso”.
Perché hai scelto di ambientare questa storia negli anni ’90?
“Perché è stato un modo di raccontare quella che è stata la mia infanzia, per me era in un certo senso una comfort zone, e volevo concentrarmi su un periodo che escludesse i social media, ai tempi in cui si girava con la scheda telefonica”.
I protagonisti fanno pensare agli X-Men, sono stati in qualche modo un’ispirazione per te?
“Io sono cresciuta con gli X-Men, quindi certo che c’è un’influenza, ma anche quella del cinema degli anni ’80 di Spielberg. Sicuramente sono dei riferimenti molto ambiziosi, non avevo a disposizione certi budget, ma sono stata quella ragazzina che negli anni ’90 viveva un contesto urbano italiano però si nutriva del cinema americano di genere fantasy, quindi c’è stata un po’ una rielaborazione in questo senso sicuramente”.
Prossimi progetti?
“La mia idea è continuare la saga de “Il migliore dei mali” per quanto riguarda i fumetti, poi se si evolverà in altre cose si vedrà. È stata un’esperienza per me molto intensa, dura in certi momenti, ma davvero magica”.
09/12/2024, 08:52
Caterina Sabato