DIAPASON - DOGMA 11 - Un tentativo mai davvero sincero
C'è stato un periodo, a cavallo del nuovo millennio, in cui girare film in digitale e con la camera a mano era ancora avanguardia, un periodo in cui farlo con il "bollino" del
Dogma 95 associava ad ogni progetto di tale fattura un'aura di credibilità e di interesse spesso superiore al risultato ottenuto. "
Diapason" di
Antonio Domenici è passato alla storia come "il primo film italiano del Dogma", ma -
per diretta confessione dell'autore - la scelta non è stata fatta per afflato artistico, è stata più di convenienza.
Il film racconta due storie che corrono parallele durante una notte romana: da un lato c'è il mondo del cinema, con un sessantenne direttore di produzione impegnato a convincere una giovane attrice americana, ad accettare il ruolo di protagonista di un film.
Angelo Infanti gli dà corpo, e sentire le sue storie (forse) mai davvero sincere per convincere la ragazza non può non ricordarci "Borotalco".
Contemporaneamente, un gruppo di sbandati di varie nazionalità, privi di qualsiasi scrupolo morale, si industria con piani più o meno elaborati, con cui arrivare a fine giornata. Due realtà che poco si legano e che aggiungono al film problemi di credibilità (in teoria, il Dogma dovrebbe avvicinare le immagini alla realtà, ma qui non si riesce mai a credere in nulla).
Ad Antonio Domenici va riconosciuto il merito di avere per primo accettato la sfida, anche se modificando a suo piacimento
le regole (all'inizio ferree) del manifesto danese: ha girato in digitale, vero, senza effetti speciali e violenze gratuite, ma usando - anche se poco - scenografie, costumi, post-produzione... Per il resto, nulla da segnalare: solo un record, e basta.
09/12/2024, 12:25
Carlo Griseri