PORRETTA CINEMA 23 - Giannotta: "Stiamo arrivando"
Antonino Giannotta con il suo film "
Tre euro e quaranta" è uno degli ospiti del Festival del Cinema di Porretta Terme. Lo abbiamo incontrato per approfondire quello che è uno dei casi del cinema indipendente italiano di questi ultimi mesi.
Sei uno spettatore appassionato e un esperto di cinema sui tuoi canali social, con un larghissimo seguito: il sogno di fare un film tuo era già in te o è nato col tempo?
Da adolescente non avevo ben individuato la forma d'arte giusta per me, tutto è nato dal teatro, già a scuola nel mio sperduto paese della Calabria, volevo fare l'attore teatrale dopo il liceo. Poi la famiglia si è trasferita a Bolzano, lì mia madre di nascosto ha mandato il mio curriculum in giro, per lavori classici ma anche per un progetto di compagnia teatrale: quando ho iniziato ho scoperto il lavoro di regia, ho capito che volevo stare dall'altra parte.
Inoltre nello stesso periodo mi sono innamorato anche della possibilità di poter piegare l'immagine alla tua idea che ti offre il cinema. Questa cosa mi ha veramente fregato. Ho iniziato a fare qualunque tipo di lavori per sopravvivere e nel tempo che rimaneva ho iniziato a studiare - per conto mio - il cinema.
E come sei passato alla pratica?
Quando sono poi riuscito ad arrivare a Milano, che per me era come la Mecca, continuando il mio lavoro da commesso ho seguito la mia passione smodata per il cinema. All'inizio volevo convincere qualcuno di quello che sapevo fare, poi a un certo punto ho iniziato a fare da solo, parlando di cinema sui social perché vedevo tantissimi film belli che non venivano minimamente calcolati.
Ho creato un format un po' strano, abbastanza "giocoso" (poi c'è chi si incazza ma non possiamo farne a meno...), per dare risalto a film per me incredibili che avevano pochissima distribuzione.
Da lì sui social è partita la mia missione di divulgazione di cinema e di denuncia di varie situazioni, di sale che chiudevano o di distribuzioni sbagliate, di soldi pubblici sui film mal gestiti eccetera. Quando ho costruito un bel seguito mi sono chiesto: conosco il sistema, so come funziona e so che non potrò mai entrarci, noi non abbiamo niente e quindi partiamo da questo.
Ho scritto questa idea, pubblicato il video online dicendo a ragazzi e ragazze di farsi avanti, se gli andava: mi è arrivato un migliaio di mail, pensa a quanta voglia c'è di raccontarsi con il cinema, e nulla, ce l'abbiamo fatta.
Quanto c'è di te nel film?
Il tutto è nato da esperienze personali, anche il titolo: un giorno camminavo e ho controllato quanto mi restava sulla carta ed erano solo tre euro e quaranta e mi sono messo a ridere (il record è stato 72 centesimi, ma come titolo mi piaceva meno).
A Milano da quando la città è ripartita dopo il Covid, è stata una costante: mi sono chiesto quante persone vivessero in queste condizioni e soprattutto della vergogna che proviamo, volevo dire chiaramente che non dobbiamo vergognarci, noi abbiamo fatto tutto quello che ci è stato insegnato, questa situazione non è colpa nostra.
Tutto nasce da lì, molte situazioni mi sono successe (come il colloquio "sbagliato"), altre sono esigenze narrative. Di me c'è soprattutto il modo di fare, che mi contraddistingue.
Lavorare così ha tanti limiti ma dona anche tanta libertà.
Avevamo una gabbia per i mezzi ma è il film più libero che potesse esistere, l'ho anche scritto sapendo come e quando girare ogni scena, con la giustificazione di ogni singola inquadratura. C'è anche una riflessione sul cinema, sui dipinti e sulla fotografia che è un po' quello che l'essere umano ha per esprimersi (mancano le statue perché il marmo costa assai, magari per il sequel...).
Se arrivasse un produttore che mi offre soldi e carta bianca accetterei, ovvio, ma non vedo perché dovrei accettare invece dei compromessi per avere più budget. L'idea è raccogliere abbastanza con questo film per poter fare il secondo, e così via, essere produttori di noi stessi. Nel dubbio, per il prossimo ho due possibilità: una senza soldi, come questa, e una con i soldi. Non si sa mai: mi piacerebbe poter usare i soldi "del sistema" per provare a romperlo.
Da spettatore a regista che incontra gli spettatori del suo film: come sta andando l'esperienza?
Tenevo tanto a smitizzare il cinema, per questo abbiamo fatto tanti video durante la lavorazione, anche per avvicinare il film al pubblico, volevo che ci vedessero al lavoro: da l' è nata tanta curiosità. Non abbiamo soldi né mezzi, vediamo cosa riusciamo a fare in una sola settimana, il massimo che potevamo permetterci.
Vedendoci tanti ragazzi e tante ragazze hanno preso ispirazione, parlando con loro a fine proiezione e vedendo i loro sguardi ti prendeva tutta l'energia, vedere quel fuoco mi svuotava ma è stato bellissimo. Ne vedremo tanti, di film nati così: stiamo arrivando, e siamo parecchio incazzati.
13/12/2024, 16:47
Carlo Griseri