IL LADRO DI STELLE CADENTI - Fantasy urbano e scanzonato
Fantasy urbano e scanzonato, a volte infantile come una poesia senza incastri tra rime,
Il ladro di stelle cadenti è un tenero oggetto idiosincratico nel cinema italiano.
Off-beat ma quasi mai ironico nei suoi viavai tra ingenua autorappresentazione e surrealismo, il film d'esordio di
Francisco Saia volteggia in una dimensione tutta sua. La sceneggiatura del produttore Paolo Picciolo è camp e segue con retorica benintenzionata le fasi della vita del protagonista Milo, un "ladro di stelle cadenti", ricamate in scene rese cinematografiche dall'aspetto più convincente del lavoro: la fotografia diretta da Andrea e Gabriele Bizzoni. Il testo è intonato con alternanze di registro amatoriali, e si evolve preferendo la sotto-trama drammatica a quella fantastica, che più incarnava l'unicità dell'operazione rispetto ai sentimentalismi da lacrima che prevalgono nella seconda metà della storia.
La dissonanza nella targetizzazione del film si manifesta in un 'disincanto incantato' ben più funereo che vitale. Riuscendo magicamente anche a essere un lavoro nel contempo dotato di un respiro internazionale e di un supporto tecnico naïf da Hallmark,
Il ladro di stelle cadenti rimane memorabile per il suo assurdismo, per l'interpretazione di Clizia Fornasier e il triplo finale, che più in assoluto rende evidente la natura 'senza genere' del film.
16/12/2024, 09:12
Nicola Settis