Note di regia de "L'Abbaglio"
L’abbaglio è ispirato a una vicenda storica reale, debitamente rielaborata dalla fantasia. Si svolge nel 1860 e segue, in modo sintetico, gli accadimenti della spedizione dei Mille guidata da Giuseppe Garibaldi. Si parte dal grande raduno di Quarto dove convennero da tutte le regioni d’Italia giovani idealisti e patrioti e si arriva in Sicilia, a Marsala, dove avvenne lo sbarco, e iniziò lo scontro con l’esercito borbonico. Nonostante l’avvio travolgente dei primi combattimenti - vedi l’insperata vittoria di Calatafimi - il problema con cui si trovò subito a fare i conti Garibaldi fu la disparità numerica delle forze in campo e la conseguente difficoltà a far breccia nella difesa di Palermo, ben presidiata dalle truppe nemiche. Ma il Generale era uno stratega dell’improvvisazione, allenato alle avventurose imprese combattute in America del sud. E mise in atto una geniale diversione. Servendosi di uno dei suoi uomini migliori, un palermitano, il colonnello Vincenzo Giordano Orsini, Garibaldi radunò una colonna formata da feriti e da un manipolo di militi raccogliticci, cui fu affidato il delicatissimo compito di far credere all’esercito dei Borboni, guidato dal tenente-colonnello svizzero Jean Luc Von Mechel, che i Mille, e il loro generale, stessero battendo in ritirata verso l’interno dell’isola. La manovra, grazie all’abilità di Orsini, ebbe successo e Garibaldi poté conquistare Palermo. Questa vicenda è rimasta a lungo nell’ombra, nonostante siano apparsi alcuni saggi storici che ne approfondiscono i dettagli. Suscitò anche l’interesse di Leonardo Sciascia, che nel 1963 gli dedicò un racconto dal titolo Il silenzio, rimasto inedito e solo di recente dato alle stampe da Adelphi nella raccolta postuma Il fuoco nel mare. La vicenda della colonna Orsini ha un valore emblematico e contiene le potenzialità di una parabola che partendo da un episodio del passato si rivolge all’oggi. Un affresco in cui si narra l’idealismo appassionato con cui si cercò di realizzare l’unità della patria, mettendo in scena i compromessi cui quell’ispirazione ideale dovette adeguarsi per realizzarsi. I protagonisti sono Giuseppe Garibaldi, il colonnello Orsini, e due figure d’invenzione, Domenico Tricò e Rosario Spitale, due siciliani che si infiltrano opportunisticamente nella spedizione dei Mille per arrivare in Sicilia, e dopo i primi scontri si danno per disertori, iniziando un vagabondaggio comico e paradossale, per poi essere nuovamente ricatturati dai garibaldini e arruolati nella colonna di Orsini. Due cialtroni che alla fine di un’avventura umana che li modificherà profondamente compiranno un gesto sorprendente. È un film sui paradossi della Storia, dove si mescolano comicità e dramma, e dove ritornano i tre grandi interpreti del mio film precedente, La stranezza: Toni Servillo, Salvo Ficarra e Valentino Picone. Un’occasione per ricostruire un episodio poco noto della nostra Storia minima, illuminante per vedere i chiaroscuri e le contraddizioni di quella grande. Una vicenda esemplare ambientata in una Sicilia che ancora una volta si rivela lo scenario di un’identità inquieta e sfuggente, bilanciata tra il desiderio di giustizia e la mistificazione, con un finale ambientato in un luogo che collega il passato al presente. Un film sul carattere degli italiani: furbi, appassionati, generosi, opportunisti, coraggiosi, individualisti, cinici, idealisti.
Roberto Andò