ITACA. IL RITORNO - Pasolini: "Un progetto lungo trent'anni"
Il regista
Uberto Pasolini sta accompagnando in tutta Italia il suo film più recente, “
Itaca. Il Ritorno”, una personale versione dell'Odissea di Omero interpretata da Ralph Fiennes, Juliette Binoche e Claudio Santamaria. Lo abbiamo intervistato.
Affrontare l'Odissea è una sfida importante: come l'ha affrontata?
«Sono passati trent'anni da quando ho iniziato a pensare a questo progetto, dieci di più di quanto Ulisse ci ha messo per andare e tornare dalla guerra di Troia. In questi anni il film è evoluto nella mia mente, ma avevo dei paletti precisi che mi ero dato: prima di tutto, non si doveva andare mai via da Itaca, non ci sarebbero stati viaggi fisici ma solo interiori. Poi niente sovrannaturale, niente episodi di fantasia (che poi sono quelli più noti, Polifemo, le sirene...) e niente intervento degli dei, volevo che le decisioni prese fossero solo responsabilità umane».
In trent'anni invece cosa è cambiato nella sua idea?
«Ho sempre voluto che fosse la storia di persone, non di personaggi, né mitici né eroici. Ma pensavo al progetto solo come produttore, volevo trovare un grande regista a cui affidarlo e dall'inizio ho fatto leggere a molti: a cominciare da Bernardo Bertolucci (mi disse: “Non fa per me in questo momento della mia vita”), Peter Weir (“Bella sceneggiatura ma c'è troppa violenza per me”), poi Oliver Stone è stato vicinissimo a farlo (lui era stata un soldato in Vietnam, aveva fatto esperienze di guerra e di un ritorno psicologico complesso alla vita normale). Ma poco dopo uscì “Il Gladiatore” al cinema e lui cambiò idea, non voleva essere il “secondo” regista a tornare sul mondo antico e lasciò il progetto».
Quando è diventato un suo progetto da regista, invece?
«Diversi anni fa ho coinvolto il mio caro amico Ralph Fiennes, volevo lo dirigesse lui. Aveva fatto, nel 2011, una versione di “Coriolano” molto interessante, era la persona giusta: abbiamo fatto un lungo giro per il Mediterraneo per trovare le location, partendo da Itaca, ma lui non era convinto, voleva che passasse più tempo dal suo “Coriolano”, nel frattempo ha diretto altro, un film su Dickens, uno su Nureyev... Tre anni fa mi chiamò e mi propose di fare io la regia e lui avrebbe interpretato Odisseo. Mi ha convinto lui, non me la sentivo proprio, e non ho più avuto modo di tirarmi indietro quando mi ha detto che aveva coinvolto Juliette Binoche per interpretare Penelope, è stata una sua idea riunire la coppia de “Il paziente inglese”. A quel punto dissi di sì».
La scelta di Fiennes per questo ruolo sulla carta potrebbe sembrare spiazzante, invece si rivela perfetto per il ruolo.
«Lui è straordinario, non l'ho mai visto fare una cosa sbagliata! Devo dire che oggi sono anche contento che ci sia voluto tutto questo tempo per realizzare il film, è la storia di una famiglia distrutta dalla guerra che prova a ricomporsi, di vite vissute nel passato, consumate, sulle ceneri delle quali bisogna provare a ricomporsi. Avere due attori in età più avanzata permette di portare nel progetto il loro talento ma anche la loro maggiore esperienza di vita, vedere una donna che ha buttato via la sua vita aspettando il marito, che non è una quarantenne che volendo potrebbe ricominciare, ma ha passato la maggior parte del tempo aspettando un uomo che non torna... dà al tutto un valore aggiuntivo».
C'è anche un attore italiano nel cast, Claudio Santamaria.
«Magico Claudio! Non posso dire di aver visto tutti i suoi film, ma spesso nelle sue interpretazioni mi sembrava molto interessante dal punto di vista umano, ha una straordinaria capacità di comunicare l'umano, di essere diretto. Mi serviva che l'attore per Eumeo avesse la fisicità di un lavoratore, ma anche la capacità di comunicare fragilità, delusione, speranza... Claudio fa un lavoro fantastico su questo modo di interpretare il mondo: è la nostra chiave di entrata nella storia, in un certo senso lui ci spiega l'isola, l'attesa dei sudditi... sono molto contento di lui».
Come mai così pochi film nella storia del cinema tratti dall'Odissea, secondo lei?
«Omero fa paura, giustamente. Se vuoi un film da popcorn è più semplice, come quello di Mario Camerini del 1954, con Kirk Douglas e Silvana Mangano, che era divertente ma centrato di più sull'epopea. Ma ci vuole gente arrogante come me per affrontare questo testo in questo modo: tutti fanno Shakespeare, mentre qui i dialoghi sono meno di aiuto in fase di scrittura. Forse c'è anche l'impressione che sia lontano da noi, invece è atemporale, universale, sempre presente. Ora anche Christopher Nolan sta facendo la sua Odissea, vedremo cosa ne uscirà!».
06/02/2025, 09:50
Carlo Griseri