Note di regia di "Miss Fallaci"
Una donna della stessa età di Oriana Fallaci mi ha detto che le è capitato di fare il lavoro di giornalista senza avere alcun talento perché nella redazione di un giornale si era liberato un posto. Dal momento che suo padre, giornalista, si era ammalato, aveva deciso che quello spazio avrebbe dovuto occuparlo lei: “Non mi piaceva scrivere e non mi piace ancora, non ho nessuna curiosità. Ma negli anni Cinquanta erano i nostri padri a decidere cosa avremmo dovuto fare, e noi lo facevamo. Punto e basta”. Era quello che probabilmente valeva per le maggior parte delle donne, ma non valeva per l’Oriana degli anni Cinquanta. Quella giovane donna era un vulcano indomabile, determinata a scrivere e a fare del giornalismo la piattaforma di lancio della sua vita e della sua carriera lavorativa.
Per lei, nata nel ’29, quel 1955 segna l’inizio di una storia che poi è quella di Miss Fallaci. Oriana ne ha già le tasche piene, perché i suoi colleghi maschi hanno quelle occasioni importanti che a lei non vengono date, nonostante lei senta di essere la più brava. Lei che scrive da quando aveva 16 anni di cronaca e politica locale a Firenze, nella testata nazionale dell’Europeo non riesce a trovare lo spazio che sa di meritarsi ed è stufa delle interviste glam e dei pezzi sul cinema italiano che ormai ha raccontato per lungo e per largo. Il cinema, gli attori, le attrici, i registi sono ai suoi occhi un aspetto futile della vita, forse inutile.
Per volontà di suo padre a 12 anni aveva fatto la staffetta partigiana nel gruppo di gap cittadini, attraversando le linee tedesche per portare le bombe o i pizzini nel cestino della sua biciletta. In quelle tremende circostanze era sicura di aver conosciuto gli uomini veri, quelli che lei chiamava “i miei Eroi” che nel dopoguerra cercava ancora. Nel suo lavoro di giornalista pretendeva di dar voce alle storie che contavano, agli uomini che facevano la storia, quelli che con le loro scelte influenzavano la qualità della vita di tutti gli altri.
I veri uomini possedevano anche quella cosa che per una donna allora era un lusso: la libertà di essere quello che volevano, di scegliere di poter essere sé stessi. Da loro imparava, o meglio divorava caparbiamente tutto quello che poteva. Si vestiva come loro, cercando di nascondere la sua forte femminilità, solo per astuzia. In quel 1955, Oriana sentiva che era arrivato il momento di conquistare quella libertà, per essere finalmente come loro. Se non poteva scrivere di politica in Italia, allora meglio andare in America e avventurarsi nel continente sconosciuto e sognato da tutti i giovani… ancora a scrivere di cinema, va bene, ma perlomeno sarebbe stata un’avventura. Mentre mi immergevo in quegli anni così lontani e così diversi dai nostri, ho cercato di prelevare Oriana e di portarla qui insieme a noi, per conoscerla, anzi scoprirla in quella sua fase giovanile in cui desiderava essere sé stessa, in cui voleva incessantemente e inderogabilmente essere Oriana Fallaci. Ho cercato di mostrare come non fosse solo “la più grande scassacazzi del giornalismo italiano”, come un suo emerito collega mi ha riferito, ma di raccontare che la sua “terribile antipatia” fosse invece rivelatrice della determinazione di una donna del suo tempo, per farsi spazio nel mondo dei maschi. Nonostante questo, Oriana non odiava gli uomini, anzi li sapeva amare profondamente, se meritivano la sua stima.
Miriam Leone ha condotto la battaglia con la stessa tenacia, ostinazione e passione che Oriana metteva in ogni cosa che faceva. Non ha lasciato mai un momento al caso, ha sempre messo al centro di tutto il desiderio di non tradire quella donna ambiziosa, cercando sempre di restituirne la complessità, l’incoerenza, la vivacità e l’oscurità più profonda, sapendo esaltare le sue scelte di vita per tanti versi pioneristiche. Ho accompagnato Miriam in questo viaggio cosi intimo e profondo, e credo che anche per lei sia stato una delle esperienze più importanti della sua carriera.
Abbiamo ricostruito i luoghi delle avventure di Miss Fallaci: New York, Los Angeles, Milano, Londra e Firenze di fine anni Cinquanta, le abbiamo ricostruite interamente a Roma e dintorni. Fellini diceva che non è necessario andare nei luoghi veri per raccontare una storia, perché a Roma c’è tutto e noi abbiamo provato a fare la stessa cosa.
È stata una meravigliosa avventura per tutti noi e credo che i miei colleghi abbiano potuto esprimere il massimo della loro creatività e professionalità. Ringrazio i co-registi Giacomo Martelli e Alessandra Gonnella (che insieme a Diego Loreggian ha avuto l’idea originale di raccontare in un cortometraggio la giovane Oriana), Ivan Casalgrandi (fotografia), Paolo Bonfini (scenografia) ed Eva Cohen (costumi) per l’assoluta dedizione e passione, ringrazio Paramount, Minerva Pictures e RedString per l’opportunità che mi hanno dato di ricostruire un’epoca di coraggio. L’abbiamo fatto un po’ con i mezzi della modernità, ma soprattutto con i metodi del vecchio cinema, sporcandoci le mani, costruendo dal vivo, giocando con i colori, le epoche, le immagini del mondo americano di cui la nostra testa è piena, che lo si voglia o no. Ringrazio Viola Rispoli (head writer), Tom Grieves (head writer), Laura Grimaldi, Alice Urciuolo e Nicola Ravera, per il faticosissimo lavoro di indagine e interpretazione di un personaggio che ha saputo dividere le opinioni degli italiani. Ringrazio Gianluca Curti, Cosetta Lagani, Gabriele Guidi, Francesca De Michele, Francesca Boselli, Alessia Silvetti, Filippo Baldasso, e tutto il mio infaticabile reparto di regia. Ringrazio l’alleato di tante battaglie Pietro Morana (montaggio) che ha saputo dare voce ai sentimenti più reconditi, alla paura di fallire, e agli indicibili desideri della Fallaci, con un lavoro di cesello finissimo. Ringrazio tutto il cast, e in particolare i coprotagonisti Francesca Agostini, Francesco Colella e Leonardo Lidi, generali di ferro e scrupolosi indagatori dell’ umano, nei loro rispettivi ruoli. Grazie anche a Maurilio Mangano (casting director) che ha condotto una profonda ricerca per comporre il cast. Ringrazio infine Edoardo Perazzi, nipote di Oriana Fallaci, per le interminabili chiacchierate a cui l’ho costretto, per cercare di afferrare il personaggio Oriana.
Per me, alla fine, Oriana Fallaci è stata, insieme a Pier Paolo Pasolini, tra i personaggi più complessi del Novecento. È stata anche una grandissima scrittrice, ma pochissimi ancora oggi glielo riconoscono. È stato meraviglioso inseguirla e sapere di aver tentato di svelarne il mistero.
Luca Ribuoli14/02/2025, 18:57