SUDESTIVAL 25 - Ciprì: "Il cinema italiano oggi è pigro"
Gran finale per l'edizione numero 25 del
Sudestival di Monopoli: tra gli ospiti dell'ultimo fine settimana, sabato 15 marzo
Daniele Ciprì sarà protagonista di un incontro sull’importanza della fotografia nel cinema.
Ciprì, come avete impostato questo incontro?
Insieme al direttore artistico Michele Suma abbiamo scelto di partire con il mio film
È stato il figlio, l'opera che mi ha consacrato come regista "da solo", dopo quelle che avevo realizzato con Franco Maresco. Pensiamo possa essere una visione di stimolo alle domande.
Poi farò alcune riflessioni per cercare di capire cosa sta succedendo nel cinema, risponderò alle curiosità del pubblico, porterò le mie esperienze per chi vorrà capire come dalla Siclia si arriva dentro al cinema, come ho fatto io.
Che ricordi ha di "E' stato il figlio"?
Il ricordo più bello è di certo che ho girato in Puglia, lì ho ambientato la mia Palermo, sono terre che somigliano in maniera forte al mio territorio e sono quindi felice di mostrarlo a Monopoli. Ricordo un grande divertimento e una grande professionalità.
Lo riguardo volentieri, perché è un film di attori straordinari che mi hanno dato tanto, ed è tratto da un romanzo di Roberto Alajmo, grande amico mio, un libro perfetto, una storia grottesca e vera a cui ho aggiunto il mio apporto.
Ai giovani presenti consiglierebbe di fare il direttore della fotografia?
Consiglio sempre di essere prima spettatori e poi se si ha davvero esigenza, fare il regista, o il direttore della fotografia.
Io con il mio lavoro dò un contributo per trovare l'approccio migliore al cinema. Non ho fatto scuole, ho avuto una formazione artigianale: se è il caso di diventare autori lo si capisce con il tempo, non tutti dobbiamo esserlo...
Cosa pensa del cinema italiano oggi?
Sta succedendo qualcosa di bello e qualcosa di strano: è tutto troppo calcolato per me, per quello giro dei corti nelle scuole e li faccio vedere, c'è più libertà.
I produttori oggi hanno più paura di investire, c'è troppo controllo, si ragiona troppo su ciò che il pubblico vuole vedere: non è un atteggiamento sbagliato, sia chiaro, ma devi essere tu a trasportare il pubblico nel tuo mondo, non deve decidere lui cosa deve fare il regista.
Il pubblico vuole somigliare ai protagonisti... Per me il cinema è Tarkovskij, Fellini, Antonioni!
Oggi incassano sempre gli stessi film, si vedono un po' sempre le stesse cose: io voglio essere uno sperimentatore. Quando va bene un film è un guaio, sai già che lo rivedrai spesso, e sempre peggio.
In questo periodo amo di più il cinema orientale, ho visto cose bellissime dall'Ucraina, dall'Inghilterra, noi siamo più pigri.
La tecnologia in questo non aiuta...
No, di certo. Sicuramente dà grandi possibiltà ed è un bene, c'è grande perfezione ma purtroppo anche poca drammaturgia nelle storie, c'è troppo poco interesse per quello che si racconta. Il livello visivo è eccellente ma da solo non serve a nulla.
Quando parlo coi giovani dico sempre: non pensate alle immagini, non potete sorprendere solo con quello, ormai le immagini sono ovunque.
Con la pellicola c'era un controllo maggiore perché costava, ora col digitale giri quello che vuoi e questo crea una grande illusione... dico sempre di trattare il digitale come fosse pellicola, di girare solo quando si è concentrati e sicuri!
14/03/2025, 18:30
Carlo Griseri