GEN_ - Sulla libertà del corpo umano
GEN_ di Gianluca Matarrese inquadra con rigore e da vicino il dottor Maurizio Bini e i suoi sforzi nell'ospedale milanese di Niguarda per aiutare le coppie con la fertilizzazione in vitro e le persone trans e non-binarie che devono risolvere questioni legate al loro corpo o al loro desiderio di regolarità civile e medica, in un'Italia che non risponde sempre ai bisogni delle sue minoranze.
La regia di
Gianluca Matarrese in
Gen_ si dedica con dedizione essenziale e rigorosa a un dialogo perpetuo, un costante ping pong tra dottore e pazienti che non si distrae quasi mai dalla materia centrale del discorso: l'iter ospedaliero come percorso eguale per tutti, e in secondo luogo la parola, la dialettica, come liberazione dalle problematicità. In una società come quella italiana in cui la presidente del consiglio dei ministri parla esplicitamente contro i diritti dei cittadini italiani di avere figli al di fuori delle modalità classiche (ovvero quelle selezionate e reputate accettabili dal pensiero conservatore, il percorso "naturale" approvato dalla forma mentis cattolica), il logos adoperato da
Maurizio Bini, assieme alla sua personalità e alla natura precisa e non giudicante del suo operato come medico, è un atto politico, di resistenza e, tramite il film, di rappresentazione di una lotta del presente.
Mai come adesso il tema della libertà del corpo umano è stato forte, e dunque mai tanto quanto oggi si è sentito necessario disquisire, tramite i doni dell'ingegno umano (l'immagine, la parola), di cos'è effettivo, presente, urgente in quest'ambito. I nostri nomi, i nostri documenti, le nostre capacità di prendere decisioni riguardo alle nostre ambizioni personali nel rispetto dei nostri corpi e delle loro capacità: tutto è arrivato vicino a una possibilità di raggiungimento, a una libertà d'spressione e di comunicazione, ma un repentino cambiamento delle forme sociopolitiche negli ultimi anni sembra aver cominciato a intensificare le divisioni e le separazioni, e ri-rendere urgente la ricerca di un dialogo e di un'educazione.
Appassionato di micologia e contemplatore fiducioso del futuro, poliglotta e attivista multiculturale, Bini è protagonista e testimone, interlocutore e regista, ma soprattutto metà stabile di un binomio in costante mutamento: quello del dialogo con l'altro, il diverso e l'uguale, che poi sono la stessa cosa, alla costante ricerca di aiuto. Bini è l'aiuto, o perlomeno, è l'aiuto che riesce a dare – e il vero protagonista è sempre l'altro, la persona che vuole cominciare la transizione, la persona trans che vuole cambiare la terapia, la coppia alla ricerca di un percorso per avere un figlio.
Anche l'immagine, la macchina da presa che via via sembra "creare"
Gen_ con lo sguardo semplice di Matarrese, fa poco, ma lo fa con un suo rispetto distaccato da reportage, che finisce per creare un ideale ritratto della questione, poco propagandistico ma molto conflittuale. Bini non è un supereroe ma un uomo con le sue opinioni e anomalie, ed è solo la chiave nella società con cui questo film ci avvicina al mondo nascosto dietro e dentro di noi.
Il film si chiude nel momento in cui Bini va in pensione, lasciando alle coppie e alle persone trans in difficoltà un futuro incerto ma ottimista, affidato alle mani dei discepoli del medico, che vogliono seguire le sue tracce. Discutibili le scelte musicali (alternativamente da lounge bar, elevator muzak e jazz club storto) di Cantautoma, autore della colonna sonora.
24/03/2025, 15:21
Nicola Settis