HO VISTO UN RE - Tra Sandokan e il fascismo
Con il suo quarto lungometraggio
Giorgia Farina si cimenta in un racconto che mescola realtà storica e fantasia infantile, ambientato nel 1936, durante la Campagna d'Etiopia.
La regista in
Ho visto un re affronta temi come il razzismo, la xenofobia e l'emancipazione femminile, cercando di trasmettere un messaggio di speranza e umanità. La trama si sviluppa attorno alla figura del piccolo Emilio, figlio di un podestà fascista di provincia, che scopre nel principe africano prigioniero un eroe da ammirare.
La sua visione del mondo, influenzata dalle letture di Salgari, lo porta a vedere nell'uomo giunto da lontano una figura simile a Sandokan, il pirata malese. Questa prospettiva infantile offre uno sguardo ingenuo ma autenticamente curioso e indignato sulla realtà circostante, mettendo in luce le contraddizioni e le ingiustizie del regime. Tuttavia, la rappresentazione degli adulti, spesso caricaturale e superficiale, limita la profondità della narrazione e riduce l'impatto emotivo della storia.
Gli attori stessi, nello specifico la pur divertita
Blu Yoshimi, sembrano spesso a disagio nelle maschere che si ritrovano a indossare in questo schema. Ho visto un re si presenta come una fiaba che intende sensibilizzare il pubblico su temi di rilevanza sociale, ma la sua realizzazione rimane ancorata a una dimensione didascalica che ne limita l'efficacia.
La regia di Farina, purtroppo, non riesce a superare la barriera della convenzionalità, offrendo una trattazione per immagini che, pur affrontando argomenti importanti, non riesce a coinvolgere emotivamente lo spettatore.
La scelta di trattare temi complessi attraverso la lente dell'infanzia è comunque lodevole, ma senza una maggiore profondità e originalità nella scrittura e nella regia, il risultato finale appare più come un esercizio di stile simpatico che come un'opera cinematografica in grado di riflettere sul presente.
27/04/2025, 09:04
Alessandro Amato