Sinossi *:
Piero Tassone č un anziano contadino che si accorge di non avere altro da lasciare se non il ricordo appassionato della sua esperienza montanara legata a "... riti, usanze, modi di fare, di dire e di essere, tipici di un tempo ormai definitivamente tramontato". Decide cosģ di scrivere personalmente il racconto del periodo pił felice della sua vita, quando con i suoi coetanei saliva su verso i "tech", i casolari, per procurarsi il fieno, ammucchiandolo a formare il covone e trasportandolo a valle durante l'inverno per mezzo di slitte. Č il rito della fienagione cosģ come veniva intesa in valle Maudagna, un rito che dalla fine degli anni 50 č stato via via abbandonato ma che č stato per secoli una necessitą per sopravvivere.
Piero Tassone ricorda nel suo manoscritto l'ultima e nostalgica fienagione che fece con i suoi amici nel 1963 "... fatta tra amici pił per sentirci giovani ancora una volta che per necessitą. Prova ne č che con noi non c'erano i ragazzini come un tempo. Nulla sarebbe pił stato tramandato alle generazioni future".
Nel suo diario ricorda tutte le vicende di quell'ultima fienagione: la partenza estiva da Friosa, il Borgo, i Bergamini, la molatura collettiva delle falci, il taglio dell'erba, la costruzione del covone, ma anche la colazione nei campi, le donne, il fuoco per la polenta, la sorgente per bere, la cena, il riposo, il ritorno a valle, e poi l'inverno, l'allestimento della strada di neve battuta per la discesa, il taglio del fienile con il "taičt", il caricamento delle slitte e l'ultimo ritorno a casa. Il tutto inframmezzati dal ricordo dei brevi, quanto efficaci, e a volte spassosi dialoghi tra i protagonisti, rigorosamente in dialetto "Kyč".
Piero Tassone potrą essere fiero del suo diario perché grazie a questo non andrą persa "... la piccola storia di un lavoro bellissimo e faticoso che per noi fu una necessitą per sopravvivere in queste terre alte, a metą tra la collina e i monti".

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