Sinossi *: In una cittadina del Centro Italia, un gruppo di donne eterogeneo per età e origini segue corsi di italiano per stranieri tenuti da insegnanti madrelingua. Nelle aule in cui si ritrovano per qualche ora a settimana risuonano ininterrottamente accenti diversi, domande, risate miste ai pianti dei bambini piccoli che le allieve non possono lasciare a casa. A ogni incontro si apprendono nuove parole e ogni nuova parola è un luogo di confronto tra visioni e vissuti. In una mattina di aprile, tra cartine geografiche e regole grammaticali, si incontreranno a discutere del significato che danno alla parola libertà. E parlare di libertà, in fondo, significa confrontarsi con un bene strettamente connesso con l’esercizio della parola. Imparare a esprimersi nella lingua del Paese che le accoglie significa infatti per queste donne, come per chiunque impari una lingua straniera, moltiplicare le proprie possibilità d’azione e di movimento, poter condividere e far valere la propria opinione, partecipare più attivamente alla vita famigliare e sociale. Inoltre, tanto nell’apprendimento di una lingua quanto nel suo insegnamento, c’è sempre in gioco un movimento verso l’alterità, un tentativo d’incontro, un esercizio di traduzione in cui sentimenti ed esperienze si trasformano in simboli e strutture, in un codice di accesso a un mondo sconosciuto, a una vita nuova.