Sinossi *:
Ikendu ha attraversato il deserto, dal Mali. Ha attraversato il Mediterraneo. Ha viaggiato attraverso l’Italia fino ad arrivare in Svizzera.
Patricia in Svizzera ci è cresciuta, ma è nata nella Repubblica Ceca, quando si chiamava ancora Cecoslovacchia. Ikendu e Patricia si incontrano a Bellinzona, nell’officina di biciclette dove lavora lei.
Per lui la Svizzera è solo una tappa di passaggio prima della sua meta finale, Parigi.
Per lei gli uomini di passaggio sembrano non finire mai: da Max, l’ex marito e padre della sua prima figlia, all’algerino che l’ha messa incinta della seconda, a quelli che incontra solo per una notte.
Potrebbe essere per interesse, per avere i documenti in regola, per sconfiggere la solitudine, o semplicemente per amore, ma Ikendu e Patricia si sposano, anche se quasi non si conoscono.
Alina, la prima figlia di Patricia, non sembra prendere bene quelle nozze. Molto più contenta della scelta della madre è invece Claudia, la piccola, la figlia dell’algerino.
Nonostante le assenze di Ikendu che lascia il Ticino per fare dei trasporti a Salerno per conto di Paul, un amico nigeriano, nonostante piccole incomprensioni, nonostante il nervosismo di Patricia, il loro rapporto sembra funzionare, spinto da una grande passione.
Una mattina, però, Ikendu viene arrestato nel magazzino di Paul, insieme al padrone di casa e ad Alex un altro nigeriano.
L’accusa è traffico di sostanze stupefacenti, reato di cui Ikendu si dichiara innocente.
Ma circostanze ambigue, non chiarite da lui stesso e, soprattutto, le confessioni dei suoi amici nigeriani Paul e Alex, sembrano complicare la situazione di Ikendu.
Patricia mette tutta se stessa nel cercare di aiutare il marito, ma è impotente e più di prima trascura le figlie, la casa.
Weber, l’avvocato di ufficio di Ikendu, dà il massimo per assicurare al suo assistito un procedimento equo, per salvarlo da una condanna troppo severa, dato che il pubblico ministero, la dottoressa Riva, interpreta i fatti e le testimonianze di Paul e Alex a sfavore di Ikendu per poter provare la colpevolezza del presunto “pesce grosso” che sta dietro l’affare.

Una condanna di oltre due anni significa espulsione nel paese d'origine con il divieto di rientrare in Svizzera e in Europa per 10 anni. Ikendu rischia di essere condannato a tre anni, ma se confessa la pena viene ridotta di un terzo e lui si potrebbe salvare. Questa è la prassi in Svizzera ed è quello che gli chiede di fare Patrizia, spaventata dalla possibilità di perderlo. Ma l'orgoglio di Ikendu è più forte. La prigionia lo cambia, lo fa diventare più duro e Patricia non sa come dirgli che è rimasta incinta.
Passano le settimane e arriva il momento in cui lei deve decidere se tenere il bambino o abortire. Ikendu viene a sapere da Weber che sua moglie è incinta e si piega a fare una confessione, ammettendo reati non commessi, per poter vivere con il bambino.
Quando esce di prigione, Ikendu è stanco e felice. Partono all’estero tre giorni, ma appena Patricia gli dice la verità, scoppia la bomba. È però dalle macerie di questo doloroso conflitto che nasce qualcosa, la speranza di superare se stessi, per entrambi.

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