Sinossi *: "Sei Ancora Tu" è un progetto che nasce dalla collaborazione del coreografo Francesco Marilungo con l’artista visiva e videomaker Chiara Caterina e costituisce un nuovo tassello dello studio sulla contaminazione tra teatro e linguaggio audiovisivo che quest’ultima ha firmato per Santarcangelo Festival su invito di Filmmaker Festival.
Il materiale teatrale dell’ultima creazione del coreografo viene messo a disposizione della camera per la realizzazione di una nuova opera autonoma. Non una versione cinematografica, né mera documentazione filmata: piuttosto, un incontro dove l’immagine audiovisiva si muove “verso” l’operazione teatrale e le gira intorno alla ricerca di un dialogo. “Umanizzare la macchina”, come scrive Aldo Braibanti riferendosi alla sua complessa operazione teatrale Virulentia, “strapparla ai tentacoli insidiosi dell’alienazione e riportarla dentro di noi”. Proprio questo si cercherà di fare: offrire punti di vista eccentrici che sappiano restituire il “respiro” di una macchina da presa che diventa corpo/occhio partecipante.
A questo processo di umanizzazione della camera corrisponde un’oggettivazione della danza, del materiale teatrale e coreografico. La performance Party Girl che metaforicamente rappresenta il processo che rende il corpo umano – nello specifico il corpo femminile – oggetto sessuale, diventa essa stessa oggetto attraverso lo sguardo ‘umanizzato’ della camera. Si fa oggetto del desiderio e si presta nella passività esecutiva di chi viene osservato alla formazione di un nuovo prodotto artistico che secondo una logica di scatole cinesi eleva al quadrato il concetto di oggettivazione.
Una visione claustrofobica di alberghi vuoti e luoghi di una città abbandonata si specchia in uno spazio scenico abitato da tre corpi femminili. Movimenti robotici, ordinati, gesti che sembrano ricondurre al mondo del sex work, rispondono al comando maschile. La pellicola costringe nella durata della bobina a scegliere dove guardare e come guardare: in questa costrizione tecnica e temporale appare però una traiettoria che dallo sguardo oggettivante sul corpo femminile conduce alla liberazione.