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NFF - "Terrapromessa", persone come spazzaturaSinossi *: In un recinto di lamiera quattrocento rom vivono al centro di un’area divenuta simbolo del disastro ambientale in Campania. Un campo provvisorio costruito dal Comune di Giugliano e costato circa 400mila euro. Tre centimetri di ghiaia e asfalto per separare un insediamento umano da terreni in cui negli anni è stata sversata ogni sorta di rifiuti, legali e illegali.
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Terrapromessa”, questo il titolo del documentario (mutuato dalla scritta su un muro del campo realizzata da alcuni rom “Cerco Terra Promesa”), racconta il crimine perpetrato contro una comunità costretta a convivere con veri e propri geyser di biogas venefici, attraverso le immagini del campo, le parole di chi ci vive, le testimonianze di giornalisti, e le inequivocabili affermazioni del Commissario governativo alla bonifica Mario De Biase che definisce la zona “
la più pericolosa in assoluto in termini di rischio per la salute, incompatibile con la creazione di un insediamento umano”.
Località Masseria del Pozzo – Schiavi, dove è stato costruito il campo, è il simbolo della tragica gestione del sistema di smaltimento rifiuti in Campania. Su una superficie di 30 chilometri quadrati si contano sei discariche, oggi poste sotto sequestro giudiziario, tra queste la famigerata Resit dell’avvocato Cipriano Chianese, e Nova Ambiente del pentito di camorra Gaetano Vassallo che racconta come lì siano stati sepolti i fanghi dell’Acna di Cengio e residui industriali provenienti da ogni parte d’Italia. “
Come è stata possibile una decisione così scellerata?”, chiede il missionario comboniano Alex Zanotelli che segue da vicino le vicende dei rom. Per i Commissari prefettizi che amministrano il comune di Giugliano una decisione “
in regola con le direttive europee”. Si tratta di una scelta quantomeno paradossale se si pensa che i rom qui sono finiti dopo essere stati sgomberati da un insediamento lontano alcuni chilometri dalle discariche, nei pressi della zona commerciale della città, per decisione della magistratura di porre sotto sequestro l’area per provvedere a una bonifica ambientale.
Gli abitanti del campo hanno paura, temono per la salute dei propri figli, invocano l’aiuto delle istituzioni. Sono ormai trent’anni che si sono insediati nella provincia a nord di Napoli, da quando furono costretti a scappare dalla guerra che sconvolse l’ex Jugoslavia, eppure non c’è stato nel tempo alcun miglioramento nelle condizioni di vita, nell’acquisizione di diritti, nel riconoscimento della dignità.
Una condizione che un rom descrive così: “
Siamo l’ultima nazione sulla terra, lo so che la mia gente è povera, è messa male, ma siamo umani anche noi”. Un appello lanciato da una discarica a chi ha voluto che degli uomini vivessero tra i rifiuti e a chi indierente lascia che questo crimine si compia.