Sinossi *: Gay, Lesbiche, Bisessuali, Trans, Queer, travestiti, pornologi, filosofi, ricercatori, militanti, migranti, personaggi dello spettacolo… sono alcuni dei protagonisti di Yo no me complico – documentario di 56 minuti prodotto dal Laboratorio di sociologia visuale dell’Università di Genova, che raccolgie immagini dell gay pride di Genova e del Festival Gender Bender di Bologna, passando dalla Bergamo più conservatrice alle strade della prostituzione nel capoluogo genovese. Si parla di corpi, sessualità, amore, desiderio ma anche omofobia, diritti e rivendicazioni. In questo percorso si narrano le storie personali dei/delle protagoniste del documentario– alcune segnate dalla violenza familiare, dall’esperienza della migrazione, dalla scelta di transitare attraverso la trasformazione consapevole del proprio corpo. La linea guida del documentario é la ricerca sociologica, attraverso i concetti di corpo, genere, sessualitá e identitá sessuale, toccando tematiche come l’omofobia, il diritto all’indifferenza, il corpo in trasformazione. La rivendicazione di diritti civili diventa uno dei temi principali, senza ridursi alla richiesta di un riconoscimento sociale per omosessuali e trasnsessuali – sempre piu spesso vittime di aggressioni – ma estendendosi a tutta una fascia di diritti fondamentali che sembrano essere oggi minacciati o messi in discussione (diritti di cittadinanza, diritti per una sessualità libera e consapevole, diritti delle donne, rispetto delle minoranze etniche, culturali e religiose, etc.). Costruire un film intorno a questi temi nasce dall’esigenza di dare rilievo alla questione di genere, e allo stesso tempo restituire dignitã umana ai protagonisti di un mondo sommerso, spesso spettacolarizzato e manipolato nei programmi televisivi e nei discorsi mediatici. Il documentario é stato prodotto dal Laboratorio di Sociologia Visuale dell’Universitá di Genova, una realtá nascente, a partire dalle pratiche di esplorazione del campo sociale attraverso l’uso del linguaggio visivo. Il Laboratorio sta lavorando ai temi delle migrazioni, genere, culture giovanili, trasfromazioni urbane, carcere e politiche di sicurezza; la scelta dell’uso del linguaggio visivo è giustificata da una volontà di far circolare i risultati della ricerca sociale a un pubblico più esteso, e allo stesso tempo proporre nuovi modelli e rappresentazioni per il nostro immaginario sociale.
Note:
Un documentario prodotto dall’Università di Genova nato dalla ricerca del DISA dei sociologi Luca Queirolo, Luisa Stagi, Emanuela Abbatecola.