Sinossi *: A confronto con la celebrità, l'Autorità - letteraria e accademica.
Uno sguardo diretto, una inquadratura (sempre) fissa e mai centrale su Umberto Eco. Elisabetta Sgarbi sceglie la costrizione di un punto di vista stretto e spostato, di uno sguardo bloccato e laterale, per avvicinare - in un paradosso di distanza e aderenza - il corpo di Umberto Eco: la voce, i gesti più tipici, il battito di un piede.
La circostanza è importante, celebrativa, autorevole. Umberto Eco è denso, impegnativo, ironico come sempre.
Attraverso la scelta di un limite nello sguardo, Elisabetta Sgarbi reinventa la situazione, dimentica Mantova e mette in scena un Eco assoluto; gli fa ripetere ad libitum lo stesso frammento di espressione, vede e amplifica i particolari di una personalità quasi mai scomposta; evita l'osservanza dell'a-tutto-tondo, la monotonia della frontalità ex-cathedra e abbraccia uno sguardo costretto - che sceglie di limitarsi perché non pretende di vedere tutto, ma vuole cogliere tutto.