Sinossi *: Tutto in una notte. Originale viaggio by night nella Torino ottocentesca, A spasso con i fantasmi trae ispirazione da I miei tempi di Vittorio Bersezio, libro di memorie personali che in realtà ha come vera protagonista la città sabauda avviata a diventare prima capitale del Regno d’Italia. Dal calar del buio alle prime luci dell’alba, il percorso del film si snoda tra vie, piazze, palazzi, locali storici sotto la guida di un interprete-narratore d’eccezione, uno scrittore che, a propria volta, ha eletto il capoluogo subalpino dei nostri tempi a protagonista di diverse sue opere, testimonianze di una profonda conoscenza e di un grande amore per la città. Nella magica atmosfera di una fredda notte invernale, Giuseppe Culicchia conduce lo spettatore alla scoperta di una Torino apparentemente scomparsa, ma che, a ben guardare, salta fuori a ogni angolo, offrendo lo spunto a ricostruzioni storiche, notazioni curiose, osservazioni ironiche, parallelismi insospettabili tra ieri e oggi.
Fondatore e primo direttore, nel 1877, della “Gazzetta Piemontese” – diventata in seguito “La Stampa” –, Vittorio Bersezio frequentava i più svariati luoghi e ambienti cittadini. Come giornalista, per trovare informazioni, scovare notizie, procurarsi storie da raccontare, poteva passare nell’arco di poche ore dalle Carceri al Palazzo Reale, dagli ospedali a una prima teatrale, da un caffè bohémien al Circolo dei nobili, dalle miserie della periferia cittadina alle agiate raffinatezze di Corte. Il film riproduce il medesimo, serrato trascolorare di scorci urbani e personaggi agli antipodi, alternando “fantasmi” illustri e ignoti, il cuore aulico della città e le sue aree (allora) estreme e popolari. Da Fiorio e Il Cambio alla Piccola Casa della Divina Provvidenza, da Palazzo Madama a Porta Palazzo, dal Regio al Rondò della Forca, s’intersecano in continui giochi d’ombre Cavour e le lavandaie sul Po, Carlo Alberto e le prostitute sotto i portici, i nobili a teatro e gli operai in Vanchiglia. Le immagini della Torino contemporanea, montate in una sorta di costante dialettica per analogia e per contrasto con le immagini della città d’antan, si alternano altrettanto su due livelli, mostrando luoghi rimasti incredibilmente uguali a sé stessi dal periodo risorgimentale a oggi e altri ormai irriconoscibili, mentre la narrazione incisiva di Giuseppe Culicchia sottolinea analogie e differenze, coinvolgendo e trascinando lo spettatore nel racconto, rendendo vivo e presente ciò che sembrerebbe appartenere irrimediabilmente al passato.