Sinossi *: All'inizio del V° secolo dopo Cristo l'impero romano era ormai al colmo di quella parabola discendente che doveva portarlo alla dissoluzione. Cinque anni dopo il sacco di Roma ad opera dei Goti di Alarico, avvenuto nel 410 d.C., Claudio Rutilio Namaziano, un patrizio pagano che era stato praefectus Urbi la più alta carica cittadina, decise di tornare nella natia Gallia, a Tolosa, per accertarsi delle rovine che quei barbari avevano prodotto anche nella sua patria e nei suoi possedimenti.
Il viaggio di Rutilio Namaziano avvenne per mare poichè la via consolare, a causa delle devastazioni, era rotta, impraticabile e insicura per la presenza di bande di briganti.
La cronaca di quel viaggio Rutilio la descrisse in versi. Gli umanisti che la rinvennero, incompleta, nel 1400, la chiamarono "De Reditu", "Il Ritorno". Il film è liberamente ispirato al quel diario.
Se Rutilio decise di prendere il mare in pieno autunno durante il periodo di "mare clausum", appunto, dovevano esserci motivi molto gravi. Lo richiamavano in Gallia i campi sfigurati dalle scorrerie dei barbari, le fonti e i boschi della sua terra, ma ancora di pià la consapevolezza che soltanto nella regione d'origine, e presso alcuni amici fidati lungo la penisola, avrebbe potuto raccogliere uomini e mezzi per una sognata restaurazione dell'impero. Morto Alarico nei pressi di Cosenza, il nuovo re Ataulfo aveva deciso infatti di lasciare l'Italia e invadere le Gallie e la Spagna.
Il viaggio per mare avvenne su una cymba, imbarcazione di otto dieci metri a remi e a vela che consentiva un navigazione di piccolo cobataggio a poche centinaia di metri dalla costa. E lo spettacolo che Rutilio osserva e descrive, ci sembra oggi un'immagine puntuale e schizofrenica insieme. Se infatti le cittù della costa, malridotte e inospitali, assomigliano sempre più a villaggi disabitati, le ville dei patrizi, fortificate, preannunciano l'economia chiusa del medio evo, l'anticipo della struttura signorile.
Il mare, invece, sconosciuto ai Goti, è l'altro protagonista della storia. Di lì Rutilio, tappa dopo tappa, vede la natura incontaminata: gli ulivi che scendono sino alla sabbia, la macchia mediterranea, le coste alte e imprendibili, i boschi, così come le ospitali anse dei fiumi, le isole. Da questi luoghi che raggiunge giorno dopo giorno, le sortite all'interno mostrano invece la desolazione e la rovina prodotte dall'imperversare dei barbari, dei briganti.
Il film è anche un "road movie" ante litteram, la storia di un passaggio, di un cambiamento, di una cerniera della storia incompresa dagli occhi del protagonista ma vissuta fino in fondo con partecipe coerenza.
Rutilio fugge da Roma in una mattina d'ottobre, forse perchè segnalato al prefetto del Pretorio come organizzatore di una sedizione, una sommossa che avrebbe dovuto riportare l'imperatore da Ravenna a Roma e restaurare l'ordinare politico e sociale dell'impero. I barbari e i cristiani, issuti come nemici alla pari, sono i suoi avversari personali, loro rompono e tu ripari, dice un amico che va a salutarlo al porto di Claudio, un giorno prima della partenza.
Rutilio Namaziano è l'unico che ancora sogna la rivincita e la insegue nonostante le avversità del viaggio: l'incontro con il capo ribelle Lupo, la tempesta che affonda un'imbarcazione, il tradimento di alcuni aristocratici apparentemente alleati, la ciurma riottosa che si ribella.
E alla fine del viaggio, dopo aver incontrato l'umanità perplessa di quegli anni terribili, Rutilio forse si arrende all'impossibilità dell'impresa pur restando fedele al suo sogno.
Rutilio Namaziano è l'unico che ancora sogna la rivincita e la insegue nonostante le avversità del viaggio: l'incontro con il capo ribelle Lupo, la tempesta che affonda un'imbarcazione, il tradimento di alcuni aristocratici apparentemente alleati, la ciurma riottosa che si ribella.