Sinossi *: Dovreste vederle, le primavere a Torino. Sono crudeli e beffarde, qui le primavere. Ti spogliano con un soffio e ti costringono a uscire di casa. Non puoi stare fermo in aprile a Torino perché i piedi vanno da sé, lontano. In un giorno così nasce Due passi in Molise: sono i passi a condurci per primi, noi che abbiamo sempre camminato insieme, anche per una colazione veloce a metà strada, “il tempo di arrivare”. Ma questa volta l’idea è di camminare un posto. Non camminare verso, non camminare in. Camminare un luogo preciso, il Molise. Il Molise perché non esiste, perché per i più non è che di passaggio, perché di questi perché vogliamo saperne di più. Allora impariamo che esistono ancora i tratturi, le vecchie vie della transumanza che dall’Abruzzo portavano i pastori fino in Puglia, attraverso il Molise. Così decidiamo che faremo come loro, ci affideremo alla strada: abbiamo bisogno di incontro, paura di non riuscire, di imparare di nuovo a chiedere un tetto. O non chiederlo affatto e piantare la tenda sotto le stelle. Perché quando decidi di partire per un viaggio come questo, devi fare i conti con l’idea di lasciare indietro qualcosa di te, gli accessori superflui, certo, ma anche le parti ingombranti e spigolose, perché essere in due è soprattutto questo. E questo ci piace. Ci piace un mondo.
350 km scivolano via in un mese scarso e mentre cambiamo il paesaggio, regalando pietre a chi ci accoglie, siamo noi ad accorgerci di essere diverse.