Note:
I PROTAGONISTI DELLE PUNTATE
Indiana Jones – Giovanni Battista Belzoni
Frankenstein – Giovanni Aldini
Zorro – Joaquin Murrieta
Betty Boop – Helen Kane
Pippi Calzelunghe – Astrid Lindgren
LE PUNTATE
FRANKENSTEIN SONO IO
Era una notte buia e tempestosa del 1816, “l’anno senza estate”.
A villa Diodati sono riuniti per le vacanze estive Mary Shelley con suo marito Percy, Lord Byron e il medico Polidori. La pioggia incessante li costringe in casa. Per passare il tempo inventano un gioco: scrivere un racconto del terrore. Mary all’inizio non riesce a scrivere nulla poi l’ispirazione folgorante a seguito di un incubo. Nasce così il personaggio di Frankenstein.
Quello che Mary ha sognato però non è fantasia, ma proviene da qualcosa che ha visto.
Lo scienziato pazzo del suo romanzo esiste veramente e si chiama Giovanni Aldini, vive a Bologna dove insegna fisica. Nipote di Luigi Galvani, è un acceso sostenitore della possibilità di rianimare i morti tramite corrente elettrica. Finora ha fatto esperimenti sugli animali, rane in particolare, ma ora vuol mettere alla prova le sue teorie anche sugli esseri umani, e così corrompe alcuni giudici inglesi per far condannare a morte un poveraccio, e usarne il corpo per provare a rianimarlo con la corrente elettrica. Ma qualcosa va storto: un medico muore nel corso dell’esperimento, la notizia va a finire sul giornale e arriva fino alla giovanissima Mary Shelley.
LA RAGAZZA DEL BOOP-BOOP-A-DOOP
Nel 1927, Helen Kane è una celebrità: è uno dei volti dell’età del jazz, voce da usignolo e sorriso ammiccante, madre del famosissimo “boop-boop-a-doop”. Kane resta la reginetta del charleston fino all’arrivo di Betty Boop, che in un attimo le ruba la scena: da quel momento, e per sempre, sarà lei la vamp degli anni ruggenti.
Ma Betty non è che la caricatura di Helen. L’attrice fa causa a Max Fleischer, creatore del suo alter ego animato, per aver sfruttato illegalmente la sua immagine. E non è l’unica ad osservare le mosse del produttore: l’America conservatrice della Grande Depressione trova il personaggio di Betty Boop troppo osé per la televisione.
Così, mentre un tribunale nega ad Helen Kane i diritti sul proprio mito, la censura nega per sempre a Betty Boop un futuro sullo schermo.
GIU' LA MASCHERA!
Zorro, l’abile spadaccino difensore dei più deboli è stato introdotto nell’immaginario di finzione nel 1919, quando all’interno del fumetto All Story Weekly viene raccontata la prima avventura di Don Diego de la Vega.
Ma se dietro l’invenzione di uno dei personaggi più conosciuti di tutti i tempi si celasse un fuorilegge sanguinario senza scrupoli?
Joaquin Murrieta nasce a Sonora, nella contea di Tuolumne, nel 1829, e si unisce presto allo zio Claudio Feliz che, dopo essere fuggito di prigione, diventa il capo di una delle più crudeli bande di fuorilegge dell’epoca.
Nonostante i fatti storici parlino chiaro, le leggende popolari iniziano a soddisfare l’eterno bisogno d’identificarsi con eroi confortanti e positivi, quindi a ritrarre Murrieta come un uomo pacifico che cerca vendetta solo dopo un’accusa ingiusta. A questi racconti tradizionali s’ispira John Rollin Ridge, poeta e giornalista, quando nel 1854 scrive The Life and Adventures of Joaquin Murrieta, The Celebrated California Bandit. Il libro ha un buon successo di vendite e getta le basi per mitizzare la figura di Murrieta.
NON VOGLIO CRESCERE
Una bambina che vive sola con una scimmietta e un cavallo. Ha le trecce rosse che stanno dritte, in orizzontale, le lentiggini e un sacco pieno di monete d’oro. Non va a scuola, a proteggerla ci pensa la mamma, diventata un angelo che la controlla dal cielo. Il papà? È un pirata (buono) sempre in giro per il mondo. Più o meno, questa è la vita libera e bizzarra di Pippi Calzelunghe, uno dei personaggi di letteratura per l’infanzia più famosi nel mondo, anche grazie a una serie televisiva svedese di grande successo prodotta a fine anni Sessanta.
Pochi sanno che la scrittrice Astrid Lindgren, che ha inventato Pippi (e molti altri personaggi per i piccoli, vendendo più di 165 milioni di libri), nella creazione del suo personaggio più celebre si è ispirata… a sé stessa.
GIOVANNI BELZONI E I TEMPLI MALEDETTI
11 agosto 1816. Luxor, Egitto.
Ancora un ultimo sforzo ed è fatta; ottanta uomini madidi di sudore stanno caricando un gigantesco busto in pietra, pesante oltre 7 tonnellate, a bordo di un’imbarcazione giunta sul Nilo per l’occorrenza, direttamente dall’Inghilterra.
A dirigere i lavori è un italiano di 38 anni, alto oltre due metri e con un fisico da culturista.
Certo, è molto forte – tra l’altro in passato ha dato prova della sua forza in spettacoli circensi in giro per l’Europa – ma il busto di Ramses II lo ha spostato grazie ad un’altra sua qualità: l’ingegno.
Nei quindici giorni precedenti infatti, ha potuto finalmente mettere in pratica gli studi di ingegneria idraulica, che aveva appreso in una delle sue tante vite precedenti. Si chiama Giovanni Battista Belzoni, padovano, e quel giorno di agosto sta nascendo la sua passione per l’esplorazione archeologica.
Questa è la storia di un uomo burbero ma appassionato, dotato di grande forza e di un multiforme ingegno. La sua è la storia che ispirerà George Lucas nella creazione del personaggio di Indiana Jones.
SANGUE DEL MIO SANGUE
Nelle foreste della Transilvania, i cui alberi lasciano filtrare poca luce, nel freddo novembre del 1431 nasce il figlio del voivoda Vlad II Dracul, un impavido militare appartenente all’Ordine del Drago.
Al tempo del suo primo vagito nessuno può sapere che il bambino, il cui nome è Vlad III di Valacchia, diventerà uno dei più feroci esseri umani della storia. Nel corso della sua vita, infatti, sarò noto come Vlad Țepeș, che in rumeno significa “Vlad l’Impalatore”, per la pratica con la quale amava giustiziare i nemici del Cristianesimo di cui era protettore.
Un condottiero inarrestabile, che, malgrado abbia mietuto un numero sconfinato di vite umane con efferata spietatezza, non poteva nemmeno lontanamente immaginare che la sua sete di sangue, da metaforica che era, sarebbe divenuta effettiva, se non nella realtà, almeno nella finzione di uno dei romanzi più famosi di tutti i tempi, quattro secoli dopo la sua morte.
Nel romanzo epistolare Dracula, lo scrittore irlandese Bram Stoker trae ispirazione dal personaggio dell’antico condottiero rumeno per reinventare una figura mitologica antichissima, trasformando una creatura priva di intelletto in un mostro intelligente, romantico e destinato a cambiare per sempre il concetto stesso di essere sovrannaturale, divenendone l’archetipo: il vampiro.
Dracula – Conte Vlad III di Valacchia