Sinossi *: "ImMemoria", nasce con l'intento di creare un percorso di documentazione visiva legato alla Memoria e alla persistenza dei Ricordi negli anziani attraverso la forma dell'intervista. Il lavoro indaga una terra, quella del Montefeltro (luogo strategico della Linea Gotica e della Resistenza Partigiana) e una serie di paesi: Borgo Massano, Cà Gallo, Schieti, Cà Mazzasette, Montecalvo in Foglia scavando nei ricordi di uomini e donne di ottanta anni alla ricerca della storia del ventennio fascista riletta attraverso i loro occhi.
Note:
….a proposito di imMemoria
"…quello che non siamo in grado di cambiare, dobbiamo almeno descriverlo
(R.W. Fassbinder)
Lavorare sulla Memoria.
Sessanta anni dopo la fine della Guerra.
Cercare di rispondere sempre alla stessa domanda: cosa resta?
Come spesso mi capita all’inizio di un progetto, finisco con il "perdermi" nella mappa che sto disegnando: prima non capisco, non collego, poi comincio a mettere i primi nomi, i volti, le date.
Mi sento fortunata: trovo storie esemplari e personali, che ha senso raccontare, che ho bisogno di raccontare.
Una tra tutte, quella dello scrittore Ferriero Corbucci che in modo accurato ed antieroico mi racconta di come quei ragazzi, quelli delle classi '25 e '26 ,il giorno che toccò loro andare a combattere non più per l'Italia, ma per la Repubblica di Salò, scapparono sulle montagne e divennero Partigiani.
Pensavo dovesse essere la fulminea storia dal ’43 al ’45 all’interno di piccoli paesi e invece è diventata la faticosa, quotidiana ‘resistenza’ , di chi quella guerra l’ha vissuta e subita.
Non parlerò né della marcia su Roma né dell’8 settembre.
La Storia vista da Montecalvo in Foglia e dagli altri paesi, diventa una testimonianza che non riguarda i massimi sistemi, ma riguarda gli uomini, le persone,con le loro incertezze, debolezze, contraddizioni.
Storie di famiglie, storie di terra e di lavoro.
Storie raccontate in dialetto, dove è difficile a volte distinguere una parola dall’altra. Storie di ragazzi che non avevano neanche vent’anni, e che ora ne hanno ottanta. Storie di carta velina come la loro pelle.
Non c’è ordine, il tempo va e viene, morti e vivi stanno tutti alla stessa tavola. E una voce di donna, sola, canta.
Canta il tempo, canta il pianto, canta quello che disperatamente i diciottenni di allora hanno provato a difendere.
La chiamano Libertà.
Volevano consegnarcela.
Dimenticarlo sarebbe indegno.