Sinossi *: Un videobox allestito in 18 discoteche del Piemonte è il motore del documentario del regista torinese Luca Pastore. Un angolo comunicativo anomalo e transitorio dove le persone possono parlare e raccontarsi senza gli ostacoli del formato-intervista tradizionale. Pur vissuto come gioco e diversivo dai ragazzi coinvolti, diviene in realtà un’occasione per costruire uno sguardo su un mondo di cui si sa ancora molto poco. Sono stati registrati circa 1000 interventi di giovani appartenenti a quello che, in modo superficiale, viene solitamente definito il ‘popolo delle discoteche’. I ragazzi sfogano le loro frustrazioni lavorative, si mettono in mostra, confessano il loro rapporto con le droghe, esprimono la loro opinione sulla società, sui soldi, sul sesso, sui rapporti con gli amici… Le loro parole sono per lo più un audio fuori campo mixato con immagini di luoghi della città: come a voler ricostituire un nesso tra il “mondo a parte” discoteca e la quotidianità di case, supermercati, industrie, strade, visi di persone. I racconti tendono così a sincronizzarsi al contesto a cui appartengono: un ambiente metropolitano che il regista sceglie di filtrare con deformazioni cromatiche, ottiche e ritmiche. Così facendo, pur non esprimendo un giudizio, coglie e rappresenta un linguaggio che appartiene a questa generazione. Le scelte formali adottate non lasciano del resto allo spettatore la possibilità di rimanere indifferente: i primi piani e gli sguardi in macchina dei vari personaggi ripresi negli ambienti periferici della città trasmettono sia un effetto di straniamento (sembrano veramente extraterrestri!) sia un’urgenza di comunicazione. La galleria di visi bloccati in queste fotografie surreali sembrano difatti urlare un’esigenza di comprensione.