Sinossi *: Un film che traccia un ritratto di uno dei più prolifici e poliedrici artisti della contemporaneità internazionale. Padre di un’arte eclettica e multilinguistica, che spazia dalla pittura alla scultura, dal cinema al teatro, dall’opera grafica alla fotografia, Paladino pratica quello che Achille Bonito Oliva ha definito nomadismo culturale, ovvero la libertà propria di quegli artisti che si muovono incessantemente da un territorio stilistico all’altro. “Nomadismo per me significa attraversare con il massimo di libertà tecnica e inventiva i diversi territori dell’arte, in senso sia geografico che temporale” (Mimmo Paladino). Con la pubblicazione nel 1980 de La Transavanguardia Italiana di Bonito Oliva, Paladino viene incluso tra quegli artisti che, in risposta a movimenti quali la Minimal e Conceptual Art, ripresero in mano il pennello e segnarono un ritorno ai moduli artistici tradizionali. Il suo dipinto del 1977 Silenzioso mi ritiro a dipingere un quadro viene considerato oggi dalla critica il quadro simbolo del ritorno alla pittura. I numerosi viaggi nel Sud America lo porteranno ad interessarsi alla cultura locale permeata da un animismo primitivo di cui la sua pittura porterà l’eco. Nel corso della sua carriera, che lo vedrà impegnato nella sperimentazione delle tecniche più disparate, dall’incisione al collage, dal mosaico all’encausto, l’elemento costante sarà un immaginario fantastico e metaforico, ricco di figure allegoriche, segni geometrici, arcaica sacralità, maschere, teschi, animali… “Non sono mai stato interessato all’opera chiusa nel rettangolo della tela (…) Lo sconfinamento è una dimensione che mi appartiene” (Mimmo Paladino). Il dialogo tra pittura, scultura e architettura sarà costante e serrato, e porterà alla realizzazione di installazioni ed environments di grandi dimensioni, come la famosa Montagna di Sale e Hortus Conclusus. Mimmo Paladino si conferma uno degli artisti contemporanei più riconosciuti a livello internazionale perché il suo segno parla una lingua comune a tutti, perché il simbolo è “la scheggia che custodisce l’anima di ogni creazione”. Il film, oltre al racconto in prima persona dell’artista, offre un coro di voci prestigiose.