banner970x250
banner430X45
locandina di "Nel nome di Antea - L’Arte italiana al tempo della guerra"

Cast


Soggetto:
Massimo Martella

Sceneggiatura:
Massimo Martella

Musiche:
Alessandra Celletti

Montaggio:
Angelo Musciagna

Fotografia:
Paolo Ferrari

Suono:
Marco Furlani (montaggio del suono)
Roberto Cappannelli (mixage)

Voce:
Letizia Ciampa

Voce:
Massimo Wertmuller

Voce:
Roberto De Francesco

Voce:
Anna Ferruzzo

Grafic design e visual effect:
Luigi Cammuca

Ricerche Archivio storico Luce:
Nathalie Giacobino

Ricerche Archivio storico Luce:
Cecilia Spano

Produzione esecutiva:
Maura Cosenza

Nel nome di Antea - L’Arte italiana al tempo della guerra


Regia: Massimo Martella
Anno di produzione: 2018
Durata: 75’
Tipologia: documentario
Genere: arte/sociale/storico
Paese: Italia
Produzione: Cinecitta' Luce
Distributore: Cinecittà Luce
Data di uscita: 08/06/2018
Formato di proiezione: DCP, colore
Ufficio Stampa: Ufficio Stampa Cinecittà Luce
Titolo originale: Nel nome di Antea - L’Arte italiana al tempo della guerra

Sinossi: Quando un paese entra in guerra, a cosa va incontro il suo patrimonio artistico?
Vale la pena rischiare la propria vita per salvare un’opera d’arte dalla distruzione?
Due famosi ritratti della pittura italiana raccontano come, insieme a migliaia di altri capolavori, uscirono indenni dalla Seconda Guerra Mondiale. Il salvataggio fu messo in atto da un pugno di giovani funzionari italiani delle Belle Arti, il cui coraggio e dedizione sono rimasti nell’ombra fino a pochi anni or sono. All’inizio protessero le opere dai bombardamenti nascondendole in luoghi sicuri, distanti dalle città in cui la guerra seminava morte e devastava chiese, palazzi storici e monumenti; poi, dopo l’armistizio, con pochissimi mezzi e a rischio della propria vita cercarono di metterle al riparo dall’avanzare della linea del fronte e da possibili razzie.

Molti sono stati gli umili eroi di questa fuga per la salvezza, che si è svolta incessante dietro le quinte del conflitto. Qui si racconta di Pasquale Rotondi, che in due rifugi nelle Marche mise in salvo migliaia di opere del Nord Italia; di funzionari ministeriali come Lavagnino, Argan, Lazzari, che quando nessun posto in Italia era più sicuro, pur privati di ogni incarico dal nuovo governo della Repubblica di Salò riuscirono a ricoverarne una parte all’interno del Vaticano; dell’odissea delle opere d’arte napoletane, portate via da Montecassino dove erano nascoste poco prima che l’abbazia venisse rasa al suolo; dei capolavori dei musei fiorentini, trafugati dai nazisti e recuperati prima che passassero il confine; di due giovani studiose, Palma Bucarelli e Fernanda Wittgens, che unendo competenza e sprezzo del pericolo salvarono i capolavori loro affidati; infine, dei tentativi di restaurare ciò che sembrava irrimediabilmente perduto. Anche se non tutto si è salvato, è grazie a loro che possiamo ancora ammirare e mostrare al mondo i Caravaggio, i Giorgione, i Raffaello. Il generale Clark disse che fare la guerra in Italia era come combattere in “un maledetto museo”. Quel museo è sopravvissuto, e se da un lato continua a raccontare la storia della nostra identità, dall’altro trasmette immutato a chiunque venga a visitarlo nei musei e nelle piazze italiane il valore universale della bellezza.

Sito Web: http://

Video


Foto