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Intervista a Josephine Hart sul film Viaggio Segreto


Intervista alla scrittrice irlandese Josephine Hart, dal cui libro "Ricostruzioni" è tratto il film "Viaggio Segreto" di Roberto Andò


Intervista a Josephine Hart sul film Viaggio Segreto
Il libro Ricostruzioni
Quando e come è nato il suo romanzo “Ricostruzioni”?
Josephine Hart: Nella maggior parte degli avvenimenti tristi o catastrofici della vita siamo vittime dei testimoni dell’evento e io sono stata sempre interessata al modo in cui, nei nostri ricordi, ricostruiamo gli eventi in una maniera che renda possibile la vita. Così, partendo da questo punto di vista, ho pensato come potesse essere strano e interessante osservare uno psichiatra che nel permettere ad altra gente di convivere con i propri ricordi - perché è
questo che fa fondamentalmente uno psichiatra - fosse lui stesso obbligato ad affrontare il suo passato. Questa tensione era per me di estremo interesse e questa è fondamentalmente la nascita di “Ricostruzioni”.

Che cosa significa per lei “ricostruzione”?
Josephine Hart: Credo che la ricostruzione sia in realtà una questione morale, perché si ricompongono le altre persone e le loro azioni in un modo che, si pensa, renda sopportabile la vita. E credo che questo lo facciamo tutti. Perché sia al centro del mio romanzo che, spero, del film, e anche nella vita - ci viene detto che la verità ci salverà, ma questo non è vero. La verità ci salverà solo se troviamo la possibilità di conviverci. Quindi questo significa “ricostruzione”,
salvare la propria vita come si può.

Come vede la relazione tra cinema e letteratura?
Josephine Hart: La letteratura è un sogno diventato linguaggio, quando scrivi è come essere in un sogno. Il film è un sogno in immagini al quale viene aggiunto il linguaggio e nel quale, cosa molto più importante, il sogno è vivo in modo diverso perché delle persone, gli attori, diventano i personaggi che hai creato, li abitano e porteranno al tuo sogno particolare una realtà, una realtà corporea che può a volte essere molto disturbante. Quindi credo siano entrambi dei sogni, entrambi aspetti affascinanti dell’esistenza umana.

Qual è il suo rapporto con il cinema come spettatrice?
Josephine Hart: Io amo il cinema. Credo che in realtà nella nostra vita, nel nostro tempo, siamo inconsapevoli di quanta parte della nostra interpretazione della vita venga da film che abbiamo visto, perché si tratta di una forma d’arte del ventesimo secolo. Prima del cinema, in realtà, la gente interpretava la vita in modo molto diverso e credo che noi siamo stati più formati dal cinema e certamente la generazione dei miei figli è stata profondamente formata dai film. Quindi sono una grande ammiratrice, sono piena di rispetto per l’arte del cinema, la considero senz’altro un’arte. Perciò questo è il mio umile rapporto con il cinema, di una umiltà considerevole, credo.

Che pensa della sceneggiatura in rapporto al suo romanzo?
Josephine Hart: Roberto Andò è uno scrittore oltre che un regista e credo che egli abbia meravigliosamente interpretato la sottile natura del ricordo tra i personaggi e la costruzione, o ricostruzione, del mio romanzo in un film credo sia stata fatta da Roberto in modo veramente brillante e in modo incredibilmente, commovente.

Come è andato il suo primo incontro con Roberto Andò?
Josephine Hart: E’ stato molto felice. Ho sempre amato i film e una volta producevo opere teatrali, mi sono resa conto molto tempo fa che il film è il mezzo espressivo del regista, molto di più del teatro, e che la decisione fondamentale che deve prendere il romanziere è quella di fidarsi del regista, perché il regista ha il controllo totale. Dal momento in cui ho conosciuto Roberto, che mi sono seduta ad ascoltare quello che voleva fare, ho saputo di poterglielo affidare. Louis Malle mi disse a proposito del mio romanzo “Il Danno” : “ti devo portare via il
libro e fare il mio film” e credo che questo sia ciò che fanno tutti i registi di cinema e sapevo che Roberto, nel prendere i personaggi e il concetto di “Ricostruzioni”, avrebbe ricostruito splendidamente il libro reinterpretandolo in modo commovente.

26/10/2006