Note di regia del documentario "Bianciardi!"
La Milano di oggi, vista dal finestrino di una vecchia Fiat (la stessa su cui Bianciardi fece e raccontò un viaggio in Marocco), fa da sfondo alle voci degli amici e dei familiari che rievocano Luciano Bianciardi, l’anarchico, l’intellettuale coltissimo ma appassionato di cultura popolare, di calcio, tv, canzonette. E poi il traduttore, il lavoratore precario antelitteram, addirittura l’opinionista e il personaggio televisivo. Quello della vita agra insomma, che non è solo il titolo di un romanzo ma agra e dolorosa nonostante tutto lo era per davvero.
Non è rimasto niente di allora, di quella stagione della cultura italiana: i libri, la tv, il calcio, le canzoni. Non è rimasto niente della miniera di Ribolla che saltò in aria e accese la rabbia di Bianciardi fino alla fine della sua vita. O forse, è rimasto tutto. Tutto quello che Bianciardi aveva già visto quarant’anni fa: la sconfitta, la fine delle speranze, l’impossibile fuga dalla grigia normalità della vita e dall’inesorabilità del potere.
Massimo Coppola e
Alberto Piccinini