Il fluido "Valzer" di Maira presentato alle Giornate degli Autori


Il fluido
Valeria Solarino in una scena del film "Valzer"
Girato in quello che Salvatore Maira ha definito un "un flusso di immagini, perché il termine piano sequenza suona un po’ male" "Valzer" è un’opera tecnicamente notevole, che racconta una drammatica ora e mezza della vita di alcuni impiegati ed ospiti di un lussuoso albergo di Torino, con diverse sequenze in flashback magistralmente inserite.
Dopo essere uscito da una prigione argentina, un padre (Maurizio Micheli) arriva nell’albergo torinese per cercare sua figlia Lucia (Marina Rocca), scoprendo poi che la persona che gli ha scritto per dieci anni non è stata lei, ma la sua amica e collega Assunta (Valeria Solarino) e che Lucia è sparita anni prima. Intanto nei piani superiori dell’hotel, ricchi manager del calcio pianificano cinicamente i destini di proprietari di squadre, giocatori e campionati, un anno prima dello scandalo di “Calciopoli” in Italia.
Tutte queste vicende personali, sociali e politiche si intersecano per offrire un ritratto non proprio lusinghiero dell’Italia contemporanea, con identità scambiate, vendute e manipolate con agghiacciante facilità, sotto gli occhi di una società resa sempre più ottusa dalla televisione. Maira tuttavia dice che “Questo non è un film contro il calcio, ma contro la più odiosa forma di oppressione che sia mai stata inventata dall’uomo: la silenziosa, invisibile soppressione della creatività e della libertà espressiva da parte dei media”.
Il regista dice di aver avuto in mente fin dall’inizio il piano sequenza “perché il film è stato pensato subito come musicale e, creando un flusso continuo, ho costretto i personaggi a seguire il ritmo della macchina da presa, permettendo loro di muoversi collegando le loro azioni allo sfondo piuttosto che il contrario,ovvero quello che accade di norma quando la storia e gli attori sono definiti da fattori e regole di tempo e di spazio, come nel montaggio”.
Gli attori erano inizialmente abbastanza preoccupati da questa scelta e Maurizio Micheli ha cercato di convincere Maira (al quale un “mago del digitale” aveva perfino detto che non si poteva fare) a girare il film in modo più classico perché “chiunque avesse fatto uno sbaglio, anche solo mettendo una mano nella parte sbagliata dell’inquadratura, avrebbe mandato in fumo un’intera giornata di lavoro, nonostante il fatto che per una persona come me, che viene dal teatro, era in fin dei conti una cosa positiva poter seguire l’evoluzione del personaggio dall’inizio alla fine”.
La Solarino, che appare nella maggior parte delle scene, ha confermato quanto affermato da Micheli, aggiungendo che “una volta affrontato il labirinto delle difficoltà tecniche delle riprese, il piano sequenza ha dato un valore aggiunto all’elemento narrativo del film”, che il presentatore, il noto regista Citto Maselli, ha definito magico per la naturalezza assoluta della sua composizione.


Intervista a Salvatore Maira


05/09/2007, 18:06