Sinossi *: Questo film è stato girato in un unico piano sequenza. Anche le parti in flash back non interrompono il flusso continuo della narrazione principale, perché simultanee ad essa.
Non si tratta di un virtuosismo stilistico, né di una esibizione tecnologica, il film è stato concepito così fin dalla sua prima ispirazione narrativa e musicale.
Il Valzer del titolo è quello che viene suonato in scena da un piccolo complesso e che accompagna l’andamento musicale della storia, articolata su due livelli architettonici e narrativi diversi.
In un’ora e mezza (il tempo della proiezione coincide con quella dell’azione) la vita di due persone cambia in modo definitivo: ai piani inferiori di un grande albergo, nelle zone di servizio, una giovane cameriera e un uomo si incontrano in una situazione che mette in crisi ogni identità e certezza. La storia di Assunta, di Lucia e di suo padre: un padre crede di incontrare sua figlia dopo venti anni di assenza e trova una ragazza sconosciuta che ha preso la sua identità.
Simultaneamente, ai piani superiori, i padroni del calcio si autorappresentano nel cinismo e nell’avidità dei loro gesti, cercando di capire, e arginare, la bufera dello scandalo che si è abbattuta su di loro.
Le due storie che marciano parallele, ad un certo punto si incontreranno producendo un corto circuito drammatico.
Il piano sequenza lega insieme le storie e le sottostorie in un unico, apparentemente leggero, valzer che diventa così la forma dello smarrimento.