Conferenza Stampa (Roma, 24/10/2007):
Zero, Inchiesta sull'11 Settembre
Il film mette a fuoco uno degli avvenimenti più "problematici" e "drammatici" degli ultimi anni. A che punto siamo secondo voi con la ricerca della terza verità sull'accaduto?
Franco Fracassi: L'inchiesta da noi svolta è la più approfondita per la quantità di persone ascoltate e documenti ricercati. La leggenda metropolitana sui fatti accaduti in quella tragica giornata si sta dissolvendo per avvicinarsi alla verità. Ci stiamo avvicinado alla realtà, anche se ci vorrà ancora molto tempo per fare chiarezza. Questo però dovrebbe essere a carico delle delle autorità americane, non di noi registi.
Giulietto Chiesa: L'opinione pubblica è molto interessante. Infatti, negli ultimi sondaggi svolti negli Stati Uniti il 50,7% delle persone non crede alla verità ufficiale e chiede di riaprire il dossier sull'11 settembre. Di questo 50,7% il 33% ritiene che l'amministrazione USA abbia partecipato all'attentato o abbia lasciato stare. Molte volte siamo stati accusati di anti-americanismo, invece le cifre parlano a nostro favore. Coome noi, decine di migliaia di americani hanno fatto la nostra operazione, poichè la diffidenza verso la versione fornita dai media è grande. L'idea per la realizzazione del documentario è nata da questo. Non abbiamo voluto dare delle risposte sull'accaduto, ma abbiamo cercato di mettere a fuoco dove la versione ufficiale dei fatti non regge, poichè l'evidenza delle cose a volte contrasta. Tutti noi abbiamo ricevuto una menzogna dalle autorità americane. Pensiamo alla guerra in Iraq, dove il Presidente ed il Vice-Presidente hanno mentito al mondo sulle ragioni scatenati di questo conflitto, quindi siamo autorizzati a pensare che può esserci una "menzogna" di fondo anche sui fatti dell'11 Settembre.
Signor Fo, mentre la vedevo nel film ho subito pensato al suo "Mistero Buffo". Che tipo di mistero è questo secondo lei?
Dario Fo: Ho avuto la possibilità di assistere alla prima proiezione sull'abbozzo del film a Milano. Giulietto Chiesa mi aveva chiesto di essere la voce narrante del progetto. Inizialmente ero perplesso ed ho voluto visionare tutto il materiale che era stato racconto fino a quel momento. Il progetto non stava funzionando bene, anche alla luce delle altre inchieste. Alla terza stesura sono state inserite alcune precisazioni e variati rispetto al canovaccio iniziale, anche perchè alcune scene non erano sostenibili e quindi sono state tagliate. Gli autori non hanno mai avuto un progetto definitivo fin dall'inizio e non andavano verso una scia predefinita, ma seguivano l'evolversi delle cose raccolte con il materiale acquissito andando verso la verità. Hanno svolto, veramente, un'inchiesta seria e scientifica. Noi vi chiediamo di guardare il film con attenzione per rendersi conto delle varie situazione grottesche. Vi sono sempre assurdità nelle versioni dei fatti che da l'ufficio stampa della Casa Bianca e dell'Intelligente americana a partire dall'attentato a Kennedy e dalla guerra nel Vietnam. Per quanto riguarda l'11 settembre, certe situazioni, per come ci sono state raccontate, hanno dei punti non solo improbabili, ma grotteschi. Sembrano balle inventate da un generale, che è di solito capace di invenzioni altamente contorte, anche a causa del cappello che porta.
Avete avuto molte difficoltà per realizzare il vostro documentario?
Francesco Trento: La prima difficoltà è stata quella produttiva. Per fortuna ci è venuto in soccorso il grande Thomas Torelli e le persone (400) con una raccolta di fondi popolari. Altra difficoltà è stata quella di dover maneggiare una grande mole di materiale registrato e ricercato. E' stato difficile farlo entrare tutto in 1 ora e 15 minuti di film. Non abbiamo parlato del quarto volo, perchè non avevamo del materiale che ci potesse dare una sicurezza del 100% sull'accaduto. Molte cose le abbiamo dovute tralasciare, ma soono scritte sul ligro di Giulietto Chiesa. Per esempio abbiamo scoperto che i due dirottatori di Boston si trovavano in realtà a Portland. E' impensabile, che uno dei due, Mohmmed Atta abbia scritto un testamento chiuso in una valigia da imbarcare sul volo, poi rimasta "casualmente" all'aereoporto. Se uno decide di fare un testamento non lo porta con se per essere distrutto.
Franco Fracassi: E' stato facile trovare i testimoni. Un'anno e mezzo fa a Chicago abbiamo assistito ad un incontro con l'associazione delle vittime dell'11 settembre ed abbiamo approntato uno studio per le interviste nella nostra camera d'albergo. La hall si è affollata di persone per farsi intervistare. Questa cosa ci è accaduta quasi sempre, si offrivano a noi per raccontarci la verità dei atti. Questo è accaduto, perchè nessuna li ha mai ascoltati. E' colpa di noi reporter che abbiamo preferito le verità "impersonali" dell'ufficio stampa della Casa Bianca a quelle della gente.
Il documentario sarà distribuito?:
Franco Fracassi: Stiamo trattando con molti distributori ed abbiamo intenzione di portare il nostro lavoro nelle università. Vi sono 40 paesi interessati a distribuire il ducumentario, guarda caso tra questi non vi sono gli Stati Uniti...
25/10/2007, 13:13
Simone Pinchiorri