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Berlinale 2008: Report 8-9 febbraio


Esordisco venerdì alla Berlinale ed in attesa dei 6 nuovi film italiani (le cui proiezioni alla stampa sono tutte concentrate tra i prossimi martedì e venerdì) decido di esplorare la sezione Panorama, dedicata al cinema indipendente di qualità. Incontro nuovamente quest’anno alla Berlinale Luca Corbellini, il mitico gestore del cinema di Torre Boldone (BG), con cui ormai è diventato appuntamento fisso lo spettacolo delle 22 al CinemaxX 4, dove viene mostrato ogni sera un film di Francesco Rosi, il grande regista italiano a cui la Berlinale quest’anno ha dedicato un omaggio.


Berlinale 2008: Report 8-9 febbraio
una scena del film "I Magliari"
Venerdì comincio con un film francese, "Coupable" di Laetitia Masson, che cerca di investigare i disagi (senti)mentali della generazione tra i 30 e i 40 anni. Un film che vuole mettere in evidenza come l’equilibrio esistenziale non si può reggere sull’ignoranza sentimentale. Molto interessante la sceneggiatura, che usa l’omicidio amoroso come struttura narrativa, ma si focalizza interamente sull’intimità dei personaggi. Molto buono anche il cast.

Il secondo film della giornata che decido di vedere è la rimasterizzazione in 35mm della pellicola del 1992 (girata in 16mm) “The Living End” di Gregg Araki (giovane regista americano che avevo molto apprezzato 3 anni fa con il suo talentuoso “Mysterious Skin”), presentata in anteprima proprio qui alla Berlinale, alla presenza del regista, che dopo la proiezione ha risposto alle domande del pubblico. La pellicola 16 anni fa fece molto scalpore per il modo in cui è trattato il tema della omosessualità, in un periodo boom dell’AIDS. Narra la storia di due ragazzi omosessuali che si incontrano per caso, e confessano l’uno l’altro di essere sieropositivi. Un film che dimostra il talento del regista fin dagli albori.

Chiudo la serata raggiungendo Luca Corbellini al CinemaxX 4, dove proiettano “I Magliari” (1959) di Rosi. Mi lascio affascinare dalla bellezza di questa pellicola, ambientata 50 anni fa in Germania (prima Hannover, poi Amburgo), dove un gruppo di italiani cerca di arrangiarsi nel commercio. Non poteva esserci proiezione più appropriata per inaugurare l’omaggio del festival tedesco alla carriera di Francesco Rosi. Nel film risalta il giovane Alberto Sordi, che interpreta magistralmente la parte dell’italiano furbo che sa essere generoso. Bravo anche Renato Salvatori, che recita il ruolo del bravo ragazzo italiano un po’ sprovveduto, che poi avrà una storia di passione con la bellissima moglie del principale, Belinda Lee, davvero splendida.

Sabato comincio la giornata con un film russo, “Rusalka”, di Anna Melikian. In evidenza la povertà e l’ignoranza dei territori marittimi del nord della Russia, dove una bambina di 6 anni con mamma e nonna vivono giornate sempre uguali. Quando arriva l’eclissi, tutto il paese è convinto che sia arrivata la fine del mondo. Qualche anno dopo, un uragano distruggerà completamente la catapecchia dove vivono e la famiglia sarà costretta ad emigrare. “Quando non sai dove andare, l’unico posto è Mosca”, dice la voce fuori campo. La seconda parte del film è ambientata nella Mosca di oggi, dove le insegne pubblicitarie cercano di convincere la popolazione che tutto è possibile.

Il secondo film della giornata che vedo è un documentario turco-tedesco dal titolo “Das andere Istanbul” (L’altra Istanbul) di Döndü Kilic, della sezione Panorama Dokumente, la stessa del film di Gregg Araki del giorno precedente, e la stessa anche del documentario italiano “Improvvisamente, l’inverno scorso” (di Gustav Hofer e Luca Ragazzi), che verrà proiettato martedì sera. La regista segue la vita di un gruppo di ragazzi omosessuali di Istanbul e ne raccoglie le paure e le frustrazioni.

Chiudo ancora una volta la giornata raggiungendo Luca Corbellini al CinemaxX 4. Questa volta proiettano il film “Le mani sulla città” (1963), dove Rosi racconta gli intrighi politici nella sua Napoli, alle prese con la speculazione edilizia. Un film coraggioso che già 45 anni fa riesce a mostrare la mancanza di responsabilità della classe politica, che guarda più agli interessi personali che a quelli della comunità.

11/02/2008

Daniele Baroncelli