Note di regia del documentario "Stracci di Vita"
Muoiono la arti. Nessuno più sa fare (bene) il falegname, l’idraulico, il piastrellista…
Anche le arti dello spettacolo sono in decadenza, crocifisse dall’egemone “sporco” concetto di SHOW. In televisione, al cinema e adesso, purtroppo anche in teatro, cani da palcoscenico prostituiscono il gusto collettivo, maltrattando tradizione, dignità e speranza.
Fino a quando restare a guardare?
Per reazione a questa domanda, lo scorso anno ho scritto “
Stracci di Vita”, immaginado un “set / palcoscenico” su cui far scorrere un campionario di quella fauna umana che transita per dubbie scuole ed accademie, corsi fasulli, ribalte anonime, salotti buoni e anticamere assessorili.
Il tema dell’opera tratta il disagio, la perdita della dignità, i falsi modelli, i valori sbagliati e la scarsa attenzione alle cose da parte di questi ragazzi, che necessitano di una scrittura come viatico indispensabile per la loro vita, una sorta di linfa che permetta loro di sopravvivere, in un sistema fondato sull’apparenza e sull’inganno reciproco.
“
Stracci di Vita” è un affresco sulla vanità degli addetti ai lavori e sul cameratismo precario di debuttanti che hanno in comune il sogno inespresso di “Essere qualcuno e contare qualcosa in un mondo in cui non si è nessuno e non si conta nulla.”.
Giuseppe Convertini