Carlo Vanzina: “Se esiste un modo di raccontare l’Italia
alla Vanzina ecco diciamo che comincia con questo
film. Ma siamo stati traditi dai cinepanettoni”
Dopo il tutto esaurito delle scorse settimane al
Cinema Farnese-Persol di
Roma, la rassegna cinematografica “
Sguardi Persol sul Cinema” ha replicato un buon successo di pubblico, che ha presenziato con entusiasmo alla proiezione di “
Vacanze di Natale” (scritto da
Enrico e
Carlo Vanzina e diretto da quest’ultimo) , il film-culto degli anni Ottanta, capostipite dei cinepattoni che ogni anno sbancano regolarmente il botteghino natalizio e l’unico a vantare ancora a distanza di anni fan club in tutta Italia. Dopo la proiezione del film, come è nello spirito della rassegna, una lunga chiacchierata tra l’ospite di questo quarto appuntamento al
Cinema Farnese-Persol,
Enrico Vanzina e il pubblico di fedeli appassionati accorsi in massa a vedere una delle commedie all’italiana più apprezzate degli ultimi vent’anni. L’incontro è stato moderato da
Marco Giusti, grande esperto della commedia all’italiana e del cinema di genere, che ha fatto dello stracult il suo marchio distintivo.
"
Sono felice di essere qui oggi e di rivedere proprio qui al cinema Farnese Vacanze di Natale. Questo posto mi ricorda la mia infanzia”. Esordisce così, con un pizzico di nostalgia
Enrico Vanzina che dopo una carriera costellata di enormi successi ricorda il profondo legame con questo film: “
Se esiste un modo di raccontare l’Italia alla Vanzina ecco diciamo che comincia con questo film. Ho girato circa 80 film ma Vacanze di Natale resterà sempre nel mio cuore. è un film carino e semplice che ha aperto un genere…ma ho combinato un guaio. Eh sì perché questo genere alla fine è stato tradito”. E allude ai cinepattoni che ogni anno a Natale vengono riproposti al grande pubblico sbancando il box office senza però apportare un minimo di rinnovamento al genere ma anche agli innumerevoli sequel dei suoi film ("
Sapore di Mare 2", "
Yuppies 2", "
Sotto il Vestito Niente 2") che sono stati girati da altri. “
Tradito", prosegue
Enrico Vanzina, "
perché De Laurentiis decise di impossessarsi dei format e finì per girare dei seguiti che mantenevano lo stesso canovaccio e lo stesso cast ma gli autori non eravamo io Carlo. Io e mio fratello abbiamo girato soltanto Vacanze di Natale 2000 ma poi abbiamo lasciato. Questi cinepattoni sono sempre uguali: raccontano le vicende di Christian De Sica che tradisce la moglie in giro per il mondo e puntano soprattutto sul pubblico più giovane”. Tanto più che il successo di "
Vacanze di Natale" fu inaspettato: “
Io e mio fratello avevamo appena girato Sapore di Mare e dopo la prima all’Empire tra la folla di pubblico presente si fece avanti anche Aurelio De Laurentiis che ci fece i complimenti e ci propose di lavorare con lui su un film che doveva mantenere lo stesso cast di Sapore di Mare ma che si doveva girare sulla neve. Il film si ispirava a Vacanze d’Inverno di Camillo Mastrocinque e fu girato interamente a Cortina che noi conoscevamo bene perché nostro padre Steno pur non avendo mai sciato amava questa località. Alla sua uscita ebbe molto successo soprattutto perché era un film per giovani e raccontava l’Italia di allora". E a questo proposito
Enrico Vanzina ha qualcosa da dire sul cinema comico di oggi: “
Non capisco perché i giovani di oggi non si ispirino a questo tipo di commedie ma continuino a girare film che spesso non fanno ridere e che soprattutto non raccontano l’Italia. Io credo che la commedia debba essere un mezzo di osservazione sociale della realtà. Oggi c’è un filone giovanilistico è vero ma mi sembra che i nostri film fossero meglio. Oggi si è appiattito tutto e non ci sono più tante battute nei film comici”. Ma non tutto il cinema italiano di oggi è da biasimare: “
per fortuna ci sono Fausto Brizzi e Paolo Virzì che mantengono aperti i contatti con la realtà italiana. Vorrei tanto scoprire un giovane Monicelli perché penso che l’Italia sia ancora oggi molto buffa ma nessuno la racconti”.
E non dimentichiamo che "
Vacanze di Natale" è stato di ispirazione a molti altri registi: “
Credo che abbia aperto la strada del film corale che secondo me si adatta molto a raccontare il nostro Paese e credo che sia ravvisabile in altri film successivi come Compagni di Scuola di Carlo Verdone o anche per restare ai nostri giorni Ex di Fausto Brizzi. Inoltre è un film non snob che mette insieme generi diversi ma anche linguaggi e soprattutto attori diversi. Nel cast troviamo una grande attrice come la Stefania Sandrelli che fino ad allora aveva lavorato nei più grandi film del nostro cinema ma anche attori anomali come Guido Nicheli, Mario Brega e perfino Moana Pozzi”.
E a proposito di attori ha però un unico rammarico: “
Io ho avuto una carriera di successo e son contento di aver potuto lavorare lavorare con quasi tutti gli attori che ho voluto. Ma devo dire che mentre la generazione di mio padre ha potuto lavorare con i migliori attori del loro tempo per la nostra invece non è stato possibile. Attori come Roberto Benigni, Carlo Verdone, Francesco Nuti sono diventati ben presto sceneggiatori e registi di se stessi, quindi non abbiamo mai potuto lavorare con loro . Ma gli attori contano. Cosa sarebbe Il Sorpasso senza Vittorio Gassmann o Una Vita Difficile senza Alberto Sordi?”.
Enrico Vanzina storce un po’la bocca quando deve parlare del suo rapporto con la critica: “
abbiamo sempre avuto un rapporto difficile con la critica. Non ci hanno mai perdonato di aver avuto successo a 22 anni. In Italia se parli di Cortina sei un imbecille borghese se invece parli di centri sociali allora sei intelligente. Oggi abbiamo un pessimo rapporto con i giovani critici di internet. Io credo che non serva molto accanirsi contro certi film e scrivere pagine e pagine di critica. Il film è innanzitutto un prodotto industriale e dovrebbe avere un valore a prescindere da com’è veramente. Come faceva Moravia che non giudicava il film ma l’argomento del film o come anche Morandini che stroncò il nostro film Una Vacanza Bestiale senza mezzi termini definendolo un film bestiale ma senza perdersi in pagine inutili”. In conclusione dice la sua sulla distribuzione italiana di oggi: “
in un bellissimo articolo Paolo Mereghetti (Corriere della Sera 22/03/2009)
spiega perché in Italia il cinema d’autore è finito. E parla della nostra distribuzione che si fonda ormai sui multiplex e su un pubblico che per l’85% è di un’età compresa tra gli 8 e i 22 anni. Inoltre un film vive solo sulla base del successo riscosso nel primo giorno di programmazione e un film d’autore la cui diffusione si fonda sul passaparola non ha modo di sopravvivere”. E chiude con un appello: “
Io sono un uomo medio che ama la pasta, le donne e il calcio. Faccio cinema di intrattenimento ma sono pazzo del cinema d’autore. E bisogna fare di tutto per invogliare le persone ad andare al cinema a vedere i film d’autore”.
22/03/2009, 21:24