Marco Bellocchio: "Vincere è un melodramma futurista"
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E' un melodramma futurista", così
Marco Bellocchio ha definito il suo film "
Vincere" durante la conferenza stampa avvenuta a Cannes. Il regista piacentino ha spiegato così questa sua definizione: "
Questo film affonda le sue radici proprio nel melodramma, mentre la sua caratteristica futuristica si esprime in un montaggio d'attacco e molto veloce. Non dimentichiamoci che questo movimento è stato soprattutto un espressione figurativa e non musicale o letteraria".
Alle domande dei giornalisti sulla struttura del film
Marco Bellocchio ha risposto dicendo che "
ciò che racconto in Vincere è tutto vero in tutto le sue scene, e dove abbiamo inventato lo abbiamo fatto sempre partendo da dati reali". Sull'utilizzo dell'immagini d'archivio dell'Istituto Luce,
Marco Bellocchio ha dichiarato che "
è stato un bel lavoro quello che abbiamo fatto con la montatrice Francesca Calvelli, perchè siamo riusciti a creare un corpo unico dove non ci fosse il documentario a spiegare gli eventi, ma la narrazione stessa".
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Ho dovuto rendere umano un personaggio storico", ha dichiarato
Filippo Timi, protagonista del film nella parte di Benito Mussolini, "
Per me che sono un buono è stato difficilissimo calarmi in questi panni ed è stato altrettanto difficile uscirne, perchè mi sono portato anche nella vita di tutti i giorni la schizzofrenia del mio personaggio. Ho intepretato il primo Mussolini, quello che prevedeva, che voleva, che aveva solo un obbiettivo, quello di raggiungere il potere massimo". Sulla scelta di
Filippo Timi per l'impegnativo ruolo del Duce,
Marco Bellocchio ha così "legittimizzato" questa scelta: "
Filippo era l'attore che più si avvicinava fisicamente al primo Mussolini e durante il provino ha mostrato quella autorevolezza e violenza che volevo per il mio personaggio. Un personaggio non assetato di sangue, ma che si serve spietatamente di tutti per raggiungere il suo scopo, che è quello di diventare il Duce".
Giovanna Mezzogiorno ha anch'essa parlato del suo ruolo nel film "
La maggior difficoltà è stata quella di non rendere Ida Dalser una donna pazza ed isterica. Il mio può essere letto come un personaggio moderno, quasi una femminista, un donna che ha sacrificato la propria vita per un uomo, una donna determinata ma non calcolatrice e spesso ingenua. Per raggiungere il suo scopo non riesce a guardarsi intorno buttandosi in un disastro totale. La mia priorità, come quella di Marco, era di mostrare la sindrome dell'abbandono. Comunque non c'è stato un minuto del film in cui non abbia sudato e che non sia stato particolarmete complesso". L'attrice ha, poi, risposto alle critiche, sul mancato "invecchiamento" del suo personaggio: "
Abbiamo costruito questo ruolo così, perchè molte volte nel cinema lo spettatore è più preso dall'inganno del trucco che non dalla realtà della storia".
19/05/2009, 18:29