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Ago Panini: "Aspettando il Sole è la mia prima
sceneggiatura ed è fermentata come una birra"


Ago Panini:
Dal debutto nel cinema nel 1996 con il corto “Scorpioni”, passato a Venezia, al tuo secondo debutto con “Aspettando il Sole”, sono passati dodici anni. E' stata una tua scelta?
Ago Panini: Mi viene da citare una battuta di De Niro, quando ritorna dopo dodici anni e gli chiedono cosa avesse fatto in quel tempo. Lui risponde “sono andato a letto presto”. In realtà io non sono andato a letto molto presto perchè ho fatto la mia università, girando circa centocinquanta spot e un centinaio di videoclip. “Scorpioni” lo feci tutto d'istinto, poi volevo studiare e nello stesso tempo lavorare, e il matrimonio è stato nella pubblicità che mi ha permesso di toccare vari generi. Poi va considerato che la gestazione media di un film in Italia è tra i tre e i cinque anni.

Aspettando il Sole” è la traduzione italiana di “Waiting for the Sun”, brano dei Doors che era presente in un album che nel totolo aveva il nome di un albergo, “Morrison Hotel”. Ci avevi pensato?
Ago Panini: La cosa strana è che il film in origine si chiamava “Quattordici Scimmie in una Scatola” e ho cercato in varie occasioni di produrlo con questo titolo. Ad un certo punto abbiamo deciso di iniziare a produrlo con la nostra casa di produzione e avevamo bisogno di un nuovo nome di lavorazione per dare una svolta e in un minuto e mezzo è venuto fuori “Aspettando il Sole”. Nel film non c'è mai il sole e quando sorge non si sa più niente di quello che è successo. Poi tutto è andato dritto e per superstizione non l'abbiamo più cambiato e ci siamo accorti che c'era la canzone dei “Doors”, quella di Neffa e poi aspettare il sole vuol dire anche aspettare il “sol dell'avvenire”, quindi una sorta di titolo politico.

Nel film sono presenti numerose citazioni a pellicole di ogni tempo e ogni luogo. Quanto c'è dell'Ago Panini cinefilo?
Ago Panini: E' la prima sceneggiatura che ho scritto, sette anni fa. Negli anni è fermentata come una birra e si sono appiccicate sopra esperienze diverse. Alcune cose c'erano dall'inizio, come il personaggio di Raoul che volevo fosse una versione al maschile della Magnani ne “La Voce Umana”. Gli omaggi sono dappertutto come l'abbigliamento di Bebo Storti che richiama Wilder e il fatto che dica “baci così al cinema non se ne vedono più” e intanto non lo faccia riprendere, richiama i maestri che sapevano chiudere i film con delle battute fantastiche. Poi ce ne sono ai Coen e a tarantino più di risulta e meno voluti.

Perchè ambientare il film proprio il 1982?
Ago Panini: Mi serviva uno spazio temporale che permettesse la credibilità di quelle storie. Ho scelto il periodo a cavallo tra i '70 e gli '80 perchè ancora la gente poteva scomparire, la provincia profumava ancora di '70 ma le televisioni già ti rincoglionivano. Non ha la pretesa di essere un film storico ma ci siamo divertiti a tirare fuori dei costumi come il cinturone con pistola annessa di Garko.

Da un po di tempo stai lavorando ad un film tratto dalla vera storia di Derech Rocco Barnabei. Puoi dirci qualcosa di più?
Ago Panini: Il film sarebbe dovuto entrare in produzione quest'estate, ma trattando un argomento come la pena di morte, vorrei poter dire che fa paura, ma in realtà è solo una questione cinematografica. L'argomento in Italia è abbastanza seguito ma la frase che più spesso ci hanno ripetuto è stata “ma chi vuoi che vada al cinema a vedere la storia di un condannato a morte”, che la dice lunga sulla considerazione di alcuni distributori nei confronti del pubblico italiano. Il film si dovrebbe chiamare “Omicidio Legale” che è quello che viene scritto sui certificati della pena di morte. Tecnicamente è un omicidio legale e in due parole si capisce l'assurdità di tutto questo. All'epoca seguii con passione la storia ed ero stato anche alla veglia a Roma. All'inizio dell'anno scorso mi arriva una telefonata da questa produzione nata apposta per fare questo film, che comprende l'associazione intitolata a Bernabei, e mi fanno avere una sceneggiatura fantastica. Abbiamo coinvolto Claudio Santamaria, che si era molto appassionato alla storia, ma ti parlo al passato perchè tutto era legato alle riprese di quest'estate. Se ce la faremo, lo gireremo in primavera. Quello che so è che sarà avvincente come un giallo e tosto di significati.

26/07/2009, 14:54

Antonio Capellupo