Note di regia del documentario "Dreaming Palermo"
Il festival internazionale Palermo Pop 70, prologo ed epilogo del filmato, costituisce lo spunto, il più eclatante di quel periodo ma certo non l’unico, al quale l’obiettivo attinge per raccontare come il capoluogo siciliano visse un periodo magico della vita culturale italiana: quello degli anni Sessanta e del cosiddetto beat, di cui la musica ed il suo impatto nel costume fu una delle componenti più significative.
Quel decennio rappresenta per Palermo l’inevitabile riflesso di ciò che accade in Italia e nel mondo ma della città restituisce anche l’immagine originale di una realtà locale che ha forti specificità nel suo continuo muoversi su piani paralleli: da un lato la spinta verso una dimensione di compiuta attualità e modernità; dall’altro le remore, le contraddizioni, l’emarginazione di una città sempre in ritardo con se stessa.
Il filo conduttore del racconto è affidato soprattutto alla musica ed ai suoi protagonisti del tempo, con particolare attenzione alla scena palermitana di allora, assai vivace tanto nel jazz quanto in tutte le altre espressioni sonore che tanto entusiasmo suscitavano nei giovani. Non mancano, tuttavia, in Dreaming Palermo frequenti correlazioni ad elementi extra musicali legati a figure che, in campi assai diversi, sono divenute simbolo di quegli anni ad esempio, Franca Viola e Daniela Giordano (Miss Italia 1966). Ed essenziali sono le riletture in ambito culturale proposte da Sergio Flaccovio ed Enzo Sellerio.
A fare da trait d’union nell’intreccio di testimonianze, spesso dirette, sulle vicende, sui complessi (allora si chiamavano così) e sui locali palermitani degli anni Sessanta sono gli interventi di Sergio Buonadonna, storico e critico musicale che queste vicende visse e documentò in quegli anni attraverso le pagine del quotidiano L’Ora, di Francesco La Licata, cronista e scrittore di libri sulla mafia il quale parla degli anni del sacco edilizio e morale della città, di Franco Battiato, con un personale ricordo della cantante Giuni Russo, di Beatrice Agnello, oggi affermata scrittrice ed all’epoca una delle più attive protagoniste del ‘68 palermitano, di Silvana Paladino, amica personale del noto impresario italo-americano Joe Napoli ed assieme a lui organizzatrice del Palermo Pop 70, a cui partecipò anche Ninni Giacobbe con numerosi altri protagonisti di quella magica stagione.
Le immagini conclusive sono quelle del Palermo Pop 70, cui parteciparono, oltre a numerosi artisti siciliani, personaggi storici come Duke Ellington, Sarah Vaughan e Arthur Brown. L’evento avrebbe rappresentato la conclusione epica di un decennio a dir poco speciale ed il passaggio ad un periodo del tutto diverso del costume e della società ma avrebbe anche significato la fine di un’utopia giovanile ed il rapido disgregarsi del pur fervido scenario musicale palermitano.
Mario Bellone