Festival del Cinema Città di Spello e dei Borghi Umbri
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Note di regia del documentario "Il Sangue Verde"


Note di regia del documentario
Volevo fare un documentario costruito sulle due anime più profonde del documentario: il pensiero parlato e il racconto del territorio. Ciò che volevo raccontare non è la superficie, sia pur importante, del fenomeno lacerante e drammatico dello sfruttamento di lavoratori immigrati e del razzismo che lo accompagna, ma vorrei provare ad entrare nella profondità umana di chi vive e pensa questa situazione. Tentare di avvicinare lo spettatore all'intimità e alla dignità di una condizione quotidianamente inevitabile e storicamente ancora lontana dall'essere risolta: quella dello sfruttamento di lavoratori stranieri, isolati e senza diritti.
Sono partito da una mia curiosità.
Voglio capire cosa vive nel suo cuore, nella sua anima, nella sua intelligenza una persona che capisce l'ingiustizia della propria esistenza, ma non può far altro che cercare di sopravviverne.
Una persona che vive nel limbo storico tra l'assenza totale di diritti per i lavoratori immigrati e le prime lotte per conquistarle. E lo vive in un Paese dove esiste un secondo Stato superpotente e non controllabile, quello Mafioso, a cui ribellarsi è terribilmente pericoloso. Lo vive in un Paese che non ha ancora fatto i conti con la propria storia di Paese emigrante. In un Paese che è l'unico in Europa dove il Ministero degli Interni è controllato da una forza politica, la Lega Nord, spesso esplicitamente xenofoba. E lo vive in un Paese il cui sistema mediatico è ancora quasi completamente incapace di restituire soggettività al cittadino straniero, strangolandolo nello spazio stretto compreso tra compassione e paura, tra vittimizzazione e criminalizzazione.
A queste persone voglio dare il tempo di farmi e farci ascoltare, farmi e farci capire. Per scoprire. Scoprire punti di vista che non abbiamo solitamente il coraggio di prendere, di condividere, di rispettare.
Scoprirne le emozioni, i sentimenti,i pensieri e scoprirne i giudizi, le analisi.
Gli immigrati non sono oggetti delle emergenze e dei problemi, ma sono soggetti che vivono, soffrono, sorridono, godono, faticano, riflettono, decidono. Ma per farlo devono prima di tutto lottare contro la superficie della loro condizione pubblica, non privata, non soggettiva di "immigrato"

Andrea Segre