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"La Donna della Mia Vita": le sofferenze della borghesia
narrate con la leggerezza della commedia


Il nuovo film di Luca Lucini con Luca Argentero, Alessandro Gassman, Valentina Lodovini, Stefania Sandrelli, Giorgio Colangeli e Sonia Bergamasco, è un’opera fine ed intelligente, spesso divertente, ben girata e ben diretta, che si basa sulle ottime interpretazioni di un pregevole cast e sull’indubbio talento di un regista di grande maturità.


"La Donna della Mia Vita” è il sesto film di Luca Lucini che, dopo avere esordito nel 2004 con “Tre Metri Sopra il Cielo”, si è rivelato uno dei registi italiani più prolifici. Il suo punto di innovazione nel contesto del cinema di casa nostra è stato e continua ad essere quello di credere nella figura del regista fine a sé stesso, che riceve i copioni, li fa progredire e quindi li dirige. Luca Lucini ha saputo anche dimostrarsi cineasta eclettico, e questo suo nuovo lavoro lo dimostra, portando infatti sullo schermo nel corso della sua carriera film sempre diversi tra loro. Dopo avere esordito con un cult generazionale ha diretto infatti commedie spiritose ed innovative, divertenti e scanzonate ma mai volgari ed anzi sempre capaci di una pregevolissima finezza. Il regista milanese è stato poi anche all’altezza di dirigere un’opera molto preziosa come “Solo un Padre”, che partendo dallo spunto della commedia intelligente arriva al drammatico puro e riesce a toccare nel profondo ed a commuovere.

"La Donna della Mia Vita”, che sarà nelle sale da venerdì con circa 250 copie, è la definitiva dimostrazione di come Luca Lucini sappia dirigere film differenti in modo sempre adatto alla sceneggiatura che riceve, con la personalità quindi di un cineasta maturo ed intelligente. La sua ultima fatica appare, infatti, non riconducibile a nessuna dei suoi precedenti lavori; è una raffinata commedia di stampo teatrale che potrebbe ricordare, più che film italiani, lungometraggi d’oltreoceano che si sono poi rivelati non capaci della stessa coerenza e capacità di divertire.

"La Donna della Mia Vita”, a parte alcuni situazioni già viste, è spesso originale e sempre ben diretto (e ben girato), sia dal punto di vista tecnico che da quello delle recitazione degli attori. I personaggi sono ben costruiti ed i dialoghi rivelano un indiscutibile e raffinato gusto. Luca Lucini riesce a permettersi molte inquadrature, ed anche per questo motivo il montaggio, pur nel suo giusto linguaggio canonico perfetto per il contesto narrativo, riesce a dare un buon ritmo al film ed a non annoiare mai. Il quadro che viene dipinto è quello di una borghesia bene nella quale la moralità si rivela sempre più un concetto benevolmente discutibile, in cui i personaggi sono tutti diversi ma che rivelano lentamente le somiglianze che li fanno parenti stretti (si notino ad esempio le comuni “sindromi di Peter Pan”). Non mancano le sorprese e le sottigliezze nel progredire della pellicola; forse si può recriminare la troppa coerenze sia della sceneggiatura che della regia che non permette al film di toccare davvero. Ma sicuramente anche questa era la volontà degli sceneggiatori e quindi del regista.

Da quando ho letto il copione ho capito subito che, per portarlo sul grande schermo nel modo migliore, avrei avuto bisogno di un cast fantastico, e che la forza del film sarebbe stata poi quella di affiatare questi personaggi”, ha dichiarato il regista durante la conferenza stampa che è seguita alla proiezione. “Ho immaginato questo lungometraggio come un brano di jazz in cui ognuno ha il suo assolo che rende poi la forza al brano. I miei interpreti hanno lavorato tutti sull’onda di questa idea”.

La cosa bella di questo film è che ho incontrato sul set persone che mi hanno permesso di sentirmi a casa, e questo mi ha facilitato moltissimo il lavoro; in due parole ho davvero avuto l’idea che fossimo tutti una famiglia”, ha confidato Stefania Sandrelli.

Quello che mi è interessato non è stato certo tirare fuori una morale nel contesto sociale che ho raccontato”, ha continuato Luca Lucini; “la mia intenzione è stata anzi quella di narrare certe dinamiche di sofferenza della borghesia che con la leggerezza della commedia era più facile descrivere. La mia impronta di regista in “La Donna della Mia Vita” è stato primariamente quella di cercare di fare in modo di essere il meno invadente possibile in particolare con la cinepresa, così da lasciare spazio ai miei straordinari interpreti".

23/11/2010, 13:39

Giovanni Galletta