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Si chiude a Cannes il Festival 2011: il bilancio finale


La Sessantaquattresima del Festival di Cannes è stata una splendida edizione per il cinema.


Si chiude a Cannes il Festival 2011: il bilancio finale
Nella Selezione Ufficiale, Concorso internazionale e Un Certain Regard, si sono viste pellicole innovative per stile, creatività e audacia.

Da "The Tree of Life" a "Le Havre", da "Le gamin à vélo", a "Melancholia", da "Polisse" a "The Artist", a "Drive", a "Once Upon a Time in Anatolia", "La Source des Femmes" e naturalmente ai due lungometraggi italiani nel Concorso internazionale. In Un Certain Regard, sezione meno classica e di ampi orizzonti si sono distinti "Restless", "Arirang", "Halt Auf Freier Freirecke" a "Bonsai" ed "Elena".

Anche nelle sezioni parallele, La semaine de la critique e La quinzaine des réalisateurs, si sono visti film di ottima fattura. Piacevole e inaspettata scoperta "Corpo Celeste" di Alice Rohrwacher.

Il Palmares, anche se ha lasciato l’amaro in bocca al cinema italiano che pur avendo presentato due eccellenti pellicole, "Habemus Papam" di Nanni Moretti e "This Must Be the Place" di Paolo Sorrentino si ritrova a mani vuote, ha saputo ben evidenziare i grandi valori del cinema e i suoi diversi aspetti artistici. Riuscire a comporre un valido e credibile palmares non era un compito facile.

La giuria presieduta da Robert De Niro, grande attore e produttore ha ben svolto il suo compito, anche se alcune scelte sono discutibili come quella di non considerare la purezza, la bellezza visiva e morale del capolavoro di Kaurismäki "Le Havre" e di non assegnare il premio dell’interpretazione maschile all’umanissimo Michel Piccoli di "Habemus Papam" o al gotico Cheyenne di "This Must Be the Place".

La Palma d’Oro è andata giustamente a "The Tree of Life" di Terrence Malick
, un opus visionaria di grande bellezza estetica e di smisurata ambizione che prima e durante il festival è stato uno degli avvenimenti principali di discussione non solo per i suoi pregi e difetti cinematografici, ma anche per la singolare personalità del suo regista affetto da timidezza estrema e perciò assente dai flash della Croisette anche per la cerimonia della premiazione.

A Kirsten Dunst l’eccellente protagonista di "Melanchonia", è stato assegnata la Palma per la migliore interpretazione femminile. Non considerata la favorita dai media Tilda Swinton di "We Need to Talk about Kevin". Per l’interpretazione maschile invece il Premio è andato a Jean Dujardin, protagonista del brillante film muto "The Artist".

Tra gli altri vincitori Nicolas Winding Refn, miglior regia per "Drive"
e l’yiddish "Footnote", premiato per la miglior sceneggiatura. E poi i riconoscimenti speciali: il premio della Giuria è stato assegnato a "Polisse" della regista e attrice Maiwenn, mentre i fratelli Jean-Pierre e Luc Dardenne e Nuri Bilge Ceylan, sono stati premiati ex aequo del Gran Prix, rispettivamente per "Il ragazzo con la bicicletta" e "Once upon a time in Anatolia".

"Le Havre" è stato ricompensato con il premio della Fipresci (Federazione mondiale dei Critici Cinematografici) e "This Must Be the Place" con quello della Juria Ecumenica

La giuria di un Certain Regard presieduta dal regista, attore, musicista e scrittore serbo Emir Kusturica ha assegnato ex aequo, il premio Un Certain Regard a "Arirang" di Kim Ki-Duk e a "Halt Auf Freier Strecke" di Andreas Dresen.

23/05/2011, 21:50

Martine Cristofoli