Terminate le riprese di "La Casa nel Vento dei Morti"
Sono
terminate sabato 16 luglio dopo oltre quattro settimane, tra Parma, l'appennino parmense, Calestano e Berceto le riprese del lungometraggio "
La casa nel vento dei morti", opera seconda di
Francesco Campanini che ne è anche produttore.
Il film, il cui montaggio inizierà a giorni per essere pronto intorno a fine anno, ha visto al lavoro la squadra vincente dell'opera prima di Campanini, "Il solitario".
Magri ha scritto un soggetto che richiama gli horror degli anni '70/'80 ("Non aprite quella porta" e "La casa")
e successivamente si è avvalso della collaborazione di Chiara Agostini per scrivere la sceneggiatura. In questa fase, oltre all'aspetto horror, si è voluto affrontare il tema dell'Italia nell'immediato dopoguerra.
Magri dice che la sua più grande fonte d'ispirazione è stata "Ossessione" di Visconti. Ambientato verso la fine degli anni ’40 - racconta le vicende di quattro disperati che dopo aver compiuto una rapina in un ufficio postale, fuggono con il malloppo verso le montagne in cerca di rifugio. L’avventura si trasforma in un incubo da cui non riescono ad uscire.
Così il regista racconta la sua esperienza sul set: "Dopo tre anni dalla mia prima opera, Il Solitario,
sognavo di girare un’altra storia e speravo di farlo il prima possibile, ma le difficoltà di chi fa cinema low budget sono enormi. Ora che le riprese sono finite posso dire che è stata una bellissima esperienza in cui ho imparato molte cose rispetto al film precedente.
Ci sono state difficoltà più o meno grandi che, con l’aiuto dei miei collaboratori, abbiamo saputo affrontare senza perdere di vista l’obiettivo principale. Il bilancio è positivo e questo mi dà grande soddisfazione".
Luca Magri (
Cielo e terra, Il Solitario) ha interpretato il protagonista, Attilio, un attore che aveva fatto i film del regime con Valenti e la Ferida al Cinevillaggio, lavorando con registi come Blasetti ma, a seguito dell’insuccesso è finito in un giro di malavitosi pronti a tutto pur di scappare da quella vita miserabile.
"Ci siamo intesi subito su come doveva impostare e portare a scoprire questo personaggio - dice il regista che lo aveva già diretto ne Il Solitario -
Sapevamo tutti e due su cosa ci dovevamo dirigere per quel ruolo, anche se l'inizio del film è noir e poi cambia in thriller-horror. Alla fine è riuscito ad entrare in quella psicologia, portarla fino alla fine con grande fermezza e passione. È stato coraggioso nel voler sperimentare e mettersi in gioco". E continua: "Quello che ha dato
Francesco Barilli al film (regista di cult come "Il profumo della signora in nero" e "Pensione paura") è stato un grande contributo dovuto alla sua esperienza. Ha tirato fuori molto di più di quello che c'era scritto sulla sceneggiatura sul personaggio di Ugo e lo ha reso ancora più forte. Ha dovuto sopportare di tutto durante le riprese, fatica fisica, temperature estreme e molte altre difficoltà, ma non è mai calato d'intensità".
Nina Torresi (
La bellezza del somaro, Diciottanni – il mondo ai miei piedi) per Campanini non è stata una scoperta, ma è stata la piacevole conferma di un'attrice molto brava che sta facendo un percorso sempre più grande. Dopo aver visto il film "
La bellezza del somaro", ha deciso di chiamarla perché rispecchiava le caratteristiche della protagonista. "Con lei abbiamo impostato il lavoro in maniera differente date le molteplici caratteristiche del suo personaggio. Ci siamo intesi subito e lo ha mantenuto fedele alla scrittura", questa l’esperienza del regista con la sua attrice.
Continua il regista: "Rispetto al mio primo film, dove erano protagonisti la metropoli ed il mondo razionale,
in questo prevalgono la natura, le passioni e l’istinto di sopravvivenza. Il noir diventerà così nero che trasformerà la speranza di una vita migliore nella voglia di sopravvivere".
19/07/2011, 18:03