Note di sceneggiatura di "Oltre il Mare"
Tutto è iniziato più di tre anni fa, durante una delle prime mie chiacchierate con Cesare davanti ad un caffé. Mi raccontò di un forte desiderio che aveva dentro, i suoi occhi brillavano di un raro entusiasmo. Voleva raccontare una storia di ragazzi del nostro Sud, mossa sulla chiave universale dell’amore, dell’amicizia, del divertimento, ma anche della morte. Da quel momento abbiamo scritto altre cose insieme prima di ritornare su quella storia, una storia che ho immediatamente percepito come autentica ed intensa. Quando abbiamo iniziato a scrivere il soggetto abbiamo passato giorni, settimane a parlare, a scontrarci, a raccogliere idee e a ripercorrere infinite volte la storia e i personaggi.
Ci siamo buttati in un fiume d’acqua in piena fino a sfociare nella nostra storia. Volevamo che la sceneggiatura fosse accordata sul tono della commedia drammatica, un tono che imita la vita stessa, in cui si attraversano toni opposti in pochi secondi. Volevamo che la storia respirasse da sola, volevamo fosse viva. I personaggi sono stati costruiti con uno sguardo interno ed affettuoso, io li amo tutti, è come se esistessero per davvero. I protagonisti sono dei ventenni pugliesi, si muovono in quella che è anche la mia terra, hanno inflessioni e cadenze tipiche della mia regione, ma i desideri, i sogni, i turbamenti, le sofferenze che li agitano potrebbero appartenere a qualunque ragazzo del globo, regalano e restituiscono emozioni a chi ha già vissuto una storia simile alla loro, a chi la sta vivendo o a chi la potrà vivere.
La presenza di tre ragazze inglesi, figlie d’immigrati pugliesi, nate e cresciute a Londra, è stata dettata dalla curiosità di osservare quanto vi potesse essere d’Italia e di Puglia nella loro identità culturale ibrida. Un’identità sulla quale è intervenuta la storia, quella dell’immigrazione, storia di cui loro ora sono il frutto, un passato che ha costretto i loro genitori ad emigrare in terra straniera e a lasciare i propri affetti come unica possibilità per fondare una nuova famiglia e godere di una vita dignitosa. Ma la nostra intenzione non è quella di fornire uno specchio della realtà, ma piuttosto un sogno di essa, perché il linguaggio del cinema è il linguaggio del sogno. Osservando le nuove generazioni abbiamo cercato di reinventare il battito che agita la loro community, ma senza alcuna presunzione di giudizio. Abbiamo semplicemente cercato di afferrare il ritmo dei giovani per poi farlo nostro. Un’emozione è quello che vogliamo lasciare.
22/09/2011, 08:37