Oltre il Mare: un'opera prima italiana che cade in errori già visti
Cosa avete pensato quando una sera in pizzeria, al tavolo accanto, una dozzina di ventenni un po' alticci, ridevano in continuazione ad alta voce senza alcun motivo? Se vi è capitato, so che avete rimpianto di non avere sotto mano il vostro kalashnikov.
E' la sensazione che si prova dopo aver assistito alle avventure e aver ascoltato le "battute" dei ragazzi di "
Oltre il Mare", che ridono pensando così di essere divertenti (Do you know Buster Keaton?).
Il film di
Cesare Fragnelli è un po' il prequel di "
Dopo quella Notte" di
Giovanni Galletta, film del 2010, più serio e ambizioso di questo, che prendeva corpo dopo la morte, in un incidente stradale, di un componente della comitiva.
Qui il lenzuolo bianco sull'asfalto chiude la storia e anche la leggera estate dei ragazzi che, sani ventenni, cercano il divertimento con ogni mezzo, stando alla larga da quel moralismo che a guardarli, entro qualche anno gli si appoggerà sulla spalla per accompagnarli lungo il cammino della vita. "Ricordati che devi morire" sembra sussurrare il regista all'orecchio di tutti i reduci da un'estate trionfale.
Il vero problema del film è che gli autori scambiano la leggerezza per banalità e inseguono un'idea che non sempre è semplice realizzare; anche se giusta di partenza, limitarsi a scriverla in un soggetto sarebbe opera di modestia degna di lode. Ma no, si passa con uno schiocco di dita a scrivere sceneggiatura, dialoghi, a dirigere attori, attrici e macchine da presa senza sottoporsi allo sguardo di professionisti, per apprendere il mestiere e, se si hanno le capacità, diventare col tempo, a propria volta, stimati professionisti. E dunque, solo ad esempio, si approntano amplessi diurni (senza arresto per atti osceni) nel giardino di un campeggio, o si girano una serie di scene che montano delle aspettative che finiscono nel nulla, come la visita al campeggio dei genitori del "malato d'amore". Il tutto accompagnato da musiche assillanti che tentano di dare atmosfera e ritmo giovanile e spensierato.
Per carità, ognuno è libero di fare ciò che vuole.
Anche noi però. E dunque dobbiamo, con dispiacere ma per dovere di cronaca, sottolineare l'inconsistenza di dialoghi e situazioni, la scarsa incisione dei personaggi, la proposta dei soliti argomenti che fanno "ggiovane", come la droga e l'omosessualità. Argomento quest'ultimo, stavolta al femminile, infilato a forza nella storia, con due povere ragazze (costrette a languidi sguardi), che -a parte la scena hot in reggiseno e slip...- se non c'erano era veramente lo stesso, utili solo ad occupare due posti sul sedile posteriore dell'automobile. E a strizzare l'occhio alla film commission di Vendola.
Il regista e la coautrice della sceneggiatura (Alessandra Recchia) non sono così vecchi eppure faticano a mostrare qualcosa di interessante di questo gruppo di ragazzi, come se fossero lontani da loro anni luce.
Da lodare, ma sembra pleonastico, il lavoro di Paolo Sassanelli che riesce a rendere umano il suo personaggio strappandolo con decisione dalle mani degli autori; e Cosimo Cinieri, professore che dà, con mestiere, l'ultimo, accorato saluto al ragazzo "vittima della strada".
"Questo è il film di cui sono capace oggi - ha detto il regista - ma nonostante tutto ne sono orgoglioso". Onore a Fragnelli per l'onestà.
27/09/2011, 09:46
Stefano Amadio