Note di produzione di "148 Stefano. Mostri dell'Inerzia"
Il Fatto Quotidiano ● co-produzione
Era il 29 ottobre del 2009 e noi del Fatto prendemmo una decisione difficile. I colleghi tornati in redazione dalla conferenza stampa della famiglia Cucchi ci mostrarono stravolti le immagini inguardabili di una ragazzo dal volto pesto, martoriato riprese nell'ultimo luogo della sua breve e tormentata vita, l'obitorio. Fotografie impubblicabili, pensai subito, convinto che l'orrore di un giovane ridotto in quello stato non dovesse essere mai comparire sul nostro giornale. Ma quando compresi che con un estremo gesto di coraggio era stata la famiglia di Stefano a volere quello “ scandalo” perché tutti sapessero a quale infamia erano giunti alcuni rappresentanti di quello Stato che dovrebbe difendere i cittadini in sua custodia e non massacrali, decisi con l'intero giornale che quelle terribili foto dovevano andare in prima pagina. Non sappiamo se in questa Italia ingiusta chi ha causato la morte di Stefano sarà mai punito. Sappiamo però che grazie alla libera informazione che oggi qualcuno vorrebbe imbavagliare tutti alla fine hanno saputo. Perciò il film di Maurizio Cartolano che il Fatto ha coprodotto e distribuirà con il giornale è prima di tutto un atto di civiltà.
Antonio Padellaro
Amnesty International
La Sezione Italiana di Amnesty International ha conferito il proprio patrocinio al documentario 148 Stefano mostri dell'inerzia di Maurizio Cartolano, che con grande sensibilità racconta la lotta per la giustizia, che pare impari ma non per questo meno determinata, portata avanti da una sorella e da un padre, i quali pongono delle domande semplici cui sarebbe doveroso, da parte delle autorità italiane, rispondere al più presto: cosa è successo a Stefano? Chi sono i responsabili? Perché per giorni e giorni di detenzione la famiglia non ha avuto notizie di lui? Gli ultimi giorni di vita di Stefano Cucchi, un calvario incomprensibile e assurdo, meritano di essere meglio conosciuti dall'opinione pubblica italiana, come meritano di essere conosciuti i suoi momenti sereni in famiglia e le sue speranze. Questo documentario, e la sua programmazione all'interno del Festival del Cinema di Roma, sono un'occasione importante, che Amnesty International è lieta di accompagnare.
Riccardo Noury
Articolo 21
Chiunque abbia a cuore la legalità, i valori costituzionali, e la libera circolazione delle idee e delle opinioni non può che ringraziare quanti hanno ideato, scritto, prodotto, un'opera come questa. Per troppo tempo storie come quella di Stefano Cucchi sono state circondate dal mistero, dal buio più assoluto, da un malinteso senso del " rispetto delle istituzioni". Le istituzioni democratiche sono tali quando non hanno paura di colpire eventuali mele marce, quando non si inginocchiano davanti ai potenti, quando assicurano ad ogni cittadino gli stessi diritti e rispettano la dignità della persona, a prescindere dalla condizione sociale, dalla fede, dal colore. Questo film è anche un atto di riparazione verso una famiglia, i Cucchi, che si è battuta con forza, con inaudito rigore etico, con ferrea determinazione per ottenere giustizia, per impedire che ad altri ragazzi possa accadere quanto è accaduto a Stefano. Articolo 21 chiederà che questo film possa essere portato in tutte le scuole, nei teatri, nei centro sociali, affinché milioni di persone possano conoscere e riflettere su questa vicenda. Ci auguriamo che, quanto prima, il servizio pubblico o chiunque avrà ancora voglia di svolgere la funzione di " pubblico servizio", vorranno promuovere una serata interamente dedicata a questo film, alla storia di Stefano, e alle altre storie simili che, purtroppo, hanno segnato in questi anni la nostra storia nazionale.
Beppe Giulietti portavoce di Articolo 21