VIAEMILI@DOCFEST - Michela Occhipinti e le "Lettere dal Deserto"
E'
una storia fuori dal tempo quella raccontata da Michela Occhipinti nel suo pluripremiato "Lettere dal deserto (Elogio della lentezza)". Una storia che la regista è andata a cercare infatti in un luogo lontano e sconosciuto, ma
che il progresso (se così lo si vuole chiamare) ha scacciato anche da lì...
Nel deserto del Thar nell'India occidentale
Hari è il postino della comunità. Si sposta a piedi percorrendo le lunghissime distanze tra le case e i piccoli villaggi per recapitare lettere che tengono in contatto figli e genitori, fratelli e sorelle in una comunità in cui quella scritta su carta è l'unica forma di comunicazione esistente.
Le lettere che porta parlano di amori, matrimoni, successi e decessi (quelle che raccontano di un lutto si riconoscono subito perché hanno l’angolo destro tagliato, e Hari le legge sull’uscio ad alta voce prima di strapparle, perché le brutte notizie vanno distrutte).
Michela Occhipinti riesce a rendere splendidamente - anche grazie a un lavoro sulla fotografia meraviglioso -
la lentezza del ritmo del lavoro di Hari, riportando gli spettatori a confrontarsi con quello che era (e forse dovrebbe essere ancora) il naturale ritmo della vita.
Ma anche nello sperduto deserto indiano un giorno arriva la modernità, con
la comparsa di un telefono cellulare che prima o poi - appena il suo meccanismo sarà chiaro a tutti - porterà alla scomparsa anche qui della comunicazione via lettera.26/11/2011, 22:43
Carlo Griseri