Festival del Cinema Città di Spello e dei Borghi Umbri
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VENEZIA 69 - Il cinema italiano che racconta i giovani


Una serie di film interessanti che parlano delle nuove generazioni. Una scelta non casuale dei selezionatori della Mostra che speriamo corrisponda all'età del pubblico in sala.


VENEZIA 69 - Il cinema italiano che racconta i giovani
Oltre all'eco del mancato premio al film italiano, con conseguente esternazione di Marco Bellocchio che promette di non partecipare più al concorso (ce ne faremo una ragione), caratteristica di questa 69a Mostra, nelle varie sezioni, è stato il tentativo di voler raccontare i giovani. Quei giovani che vanno sempre meno al cinema (costa caro!), che evitano come la peste i film italiani, che seguono solo le grandi produzioni americane, sottolineando uno scollamento tra lo schermo e la sala. ll cinema giovane non ha un pubblico di pari età e dunque puntare su storie che parlano di ragazzi, spesso raccontate da maturi quarantenni e oltre, probabilmente rimarrà un esercizio per festival.

L'Intervallo, Un giorno speciale, Bellas Mariposas, Acciaio (ma anche in parte Bella Addormentata), sono alcuni dei titoli made in Italy visti a Venezia 69; in comune, il racconto di una giornata di due giovani di oggi. Racconti che mostrano un limitato periodo di tempo, durante il quale i personaggi cercano di valutare e uscire da situazioni sgradevoli. Una giornata che può essere una qualunque pagina di diario a caso, o la cronaca del giorno più importante della vita. Comunque sia, giornate che li cambieranno, come dei brevi racconti di formazione.

Con originalità, come L'intervallo, con ironia e senza filtro come Bellas Mariposas, con uno sguardo moralistico come Un giorno speciale o legato ad una realtà sociale territoriale, come Acciaio. Tutti però realizzati negli stretti confini in cui sta lentamente finendo il paese e il nostro cinema; quelli delineati dalla carenza di risorse economiche.

Storie di giovani interpretate da non professionisti o, come nel caso del film di Francesca Comencini "Un Giorno Speciale", da attori alle prime armi. Il ricorso ad attori senza una specifica formazione, e che meno ne hanno meglio funzionano nella storia, dovrebbe far riflettere i tanti ragazzi che continuano a studiare recitazione, evidentemente con scarsi risultati. Ai registi serve spontaneità e credibilità e sono veramente pochi gli attori under 30 capaci di annullare l'impostazione, la dizione e tutto ciò che hanno imparato all'accademia o al centro sperimentale. Evidentemente dimenticare è più difficile che imparare.

Da notare però, malgrado tutto, la grande fantasia di Mereu e la rigorosa forza di Di Costanzo che speriamo nella imminente stagione cinematografica riescano ad ottenere un meritato successo di pubblico. Giovane.

10/09/2012, 10:53

Stefano Amadio