BERLINALE 63 - Mario Rizzi: "In Giordania il via al progetto Bayt"
Il documentario "Al-Intihar" è la prima parte della trilogia "Bayt". Quali i temi e i tempi dei prossimi capitoli?
Mario Rizzi: La trilogia "BAYT" nasce dai due temi principali della mia ricerca visuale sin da moltissimi anni: il Medio Oriente e la condizione di coloro che sono ai margini della società, in particolare i rifugiati. Ad esempio, nel 2008 ho realizzato un corto, "impermanent", anch'esso in competizione alla Berlinale, sulla storia di un rifugiato palestinese. E' interamente un mio progetto e sia il concept che la realizzazione sono una mia originale creazione, in co-produzione con la Sharjah Art Foundation degli Emirati Arabi: esiste un bando annuale per la co-produzione di progetti artistici, ho inviato il mio concept all'inizio del 2012 ed a marzo 2012 mi è stato comunicato che avevo vinto il Production Award.
Il tema della trilogia è unico, la struttura multipla. Il concept nasce da una riflessione di Anthoni Shadid, che nei suoi scritti sottolinea come la casa (in arabo: bayt) sia al centro della cultura araba e per comprendere qualsiasi evento di tale società, personale o di massa, è imprescindibile partire dall'intimità della casa e dei rapporti familiari. I miei tre films si concentrano su storie di individui sconosciuti, creandone un ritratto psicologico ed intimo e riflettendo su come un evento rivoluzionario possa oggi essere raccontato partendo dai piccoli eventi e sentimenti del quotidiano. Il secondo film della trilogia è stato già filmato da marzo a luglio 2012 in Malesia (un altro paese della regione MENASA: Middle East, North Africa, South Asia) e diventerà un corto dal titolo "Platform" nei prossimi mesi. Il terzo si intitolerà "Bayt" come l'intera trilogia, sarà molto probabilmente un mediometraggio e sarà girato in Egitto, Tunisia, Bahrain e possibilmente Siria. La trilogia deve essere completata entro la fine del 2013.
Quanto è durata la lavorazione di Al-Intithar e quali sono state le maggiori difficoltà?
Mario Rizzi: Ho vissuto in Camp Zaatari, il campo profughi siriano nel deserto giordano, in due differenti periodi, uno di cinque e l'altro di due settimane, da Settembre a Novembre 2012. Il montaggio del film è terminato a metà dicembre 2012, la postproduzione color e sonora a metà gennaio. Le difficoltà sono state innanzitutto burocratiche per ottenere i numerosi permessi, poi logicamente logistiche nel vivere in un campo di tende, nel deserto che si trasforma in un lago di fango quando piove, con 45000 persone che mancano di tutto, incluso il vestiario per il freddo dell'autunno. Difficoltà di altro genere non ve ne sono state, anzi i siriani mi hanno accolto pienamente come uno di loro e tale mi sono sempre sentito.
Come è arrivata la "chiamata" da Berlino?
Mario Rizzi: Ho inviato il dvd del rough cut del film secondo le deadlines ufficiali, mi è stato chiesto il montato definitivo in dicembre e mi hanno comunicato di essere stato selezionato ad inizio gennaio.
Dopo quella tappa, quale sarà il percorso del doc?
Mario Rizzi: Il film sarà al centro di una mostra personale a Villa Romana, l'istituzione culturale tedesca a Firenze, dal 10 aprile al 24 maggio 2013. Sarà anche pubblicato un libro di 56 pagine sul film, distribuito da argobooks. Vi sono anche altri contatti, ma al momento nulla di definitivo.
11/02/2013, 12:00
Carlo Griseri