AETERNA - Un film fatto di luce e materia
Con “
Aeterna” di
Leonardo Carrano siamo nel mondo del cinema d’artista, un film astratto e pieno di suggestioni visive, una prova d’animazione sperimentale che prende vita dalle sensazioni che ha suscitato nel regista l’ascolto del Requiem di Mozart. Carrano, grafico, insegnante e pittore romano, collaboratore di
Sylvano Bussotti, impiega dodici anni per editare la sua opera, “
cinque di ascolto passivo e altri sette durante la realizzazione del film”, abbandonandosi progressivamente allo stupore di un contatto quotidiano con quella composizione, cerca di entrare nelle pieghe più sottili e profonde dell’animo mozartiano.
Diviso in 14 parti, “
Aeterna” segue esattamente il Requiem e la sua scansione in tappe, utilizzando una straordinaria gamma di tecniche visive senza servirsi di nessun dialogo o sceneggiatura. 80.000 quadri digitali, l’uno diverso dall’altro compongono un flusso continuo di suggestioni e citazioni che vanno da Pasolini a Brakhage, da Burri a Bill Viola, accostando l’astrazione di Rothko al cinema ritmico di Ruttmann ed Eggeling. Ogni capitolo è stato realizzato in auto produzione, utilizzando procedimenti digitali o graffi e pittura su pellicola analogica. Su ammissione dell’autore il film è stato costruito la notte, nella cucina di casa, con l’aiuto di artisti e musicisti dell’avanguardia romana. Ma entriamo con dettaglio nel labirinto di "
Aeterna"; interessanti i capitoli del "
Confutatis", realizzati mediante la scannerizzazione di foglie marce di albero e poi digitalizzate su altre immagini di archivio, in "
Recordare" le porzioni del corpo di un condannato a morte che ha donato gli organi alla scienza, diventano una sinfonia di colori astratti, nel Kyrie, si usa il linguaggio dei sordi, dipingendone i segni con acquerelli e polvere di argilla.
Assistendo ad “
Aeterna” ci si perde nel proprio pensiero, l’assenza di dialogo e di una struttura porta alla psicadelia, ad un allargamento della coscienza e ad una perdita di sicurezza, di appigli razionali, ci dissolviamo nella musica e ci torna in mente Schopenhauer, siamo come l’uomo che affoga nel mondo dei pixel nel finale del film o come il carcerato nella scena claustrofobica della cella, tutta girata in luma key. L’uomo, disperato, mangia come un cane, striscia a terra e sbatte la testa sulle sbarre per uscire, forse in questa scena sta l’unico “residuo narrativo” e di azione figurativa di tutto il film. Notevoli le parti con i fotogrammi di “
Accattone” di Pasolini che vengono elaborate in maniera sapiente, ricordando nel segno i primi film d’animazione di
Gianluigi Toccafondo. Il film è dedicato ad
Aldo Braibanti, scrittore caro ad Alberto Grifi e alla contro cultura degli anni Settanta.
Il limite o forse il pregio di “
Aeterna” sta forse proprio nel suo essere indissolubilmente legato a quel periodo storico, l’estetica del film e il suo messaggio, al di là di una pregevole teoria di tecniche analogiche e digitali, ottimamente applicate al capolavoro musicale di Mozart, non ci consegna altro che una sublime nostalgia di avanguardia. Il film purtroppo non ha ancora una sua distribuzione e non è di facile reperibilità.
20/03/2013, 12:47
Duccio Ricciardelli