Note di regia de "Lo sceicco di Castellaneta"
Rodolfo Valentino, primo grande divo del cinema muto, nacque a Castellaneta, piccolo centro rurale pugliese. Morì trentenne nel 1926, all'apice del successo. Nel suo paese natale, ancora oggi, sono in molti a rendergli omaggio. Ciascuno a suo modo. C'è chi ha dato il suo nome alla propria lavanderia, chi smania per riportarne in Italia la salma, chi ha istoriato con la sua sacra effigie la propria Harley Davidson, chi giura che fu avvelenato da un'amante gelosa e chi sostiene che fu vittima della mafia. L'anziano figlio del suo compagno di giochi ne racconta l'infanzia scapestrata, trascorsa tra imprese lucignolesche e piccoli furti ai danni dei contadini locali. C'è anche chi ricorda la bizzarra vicenda di Antonio, il "matto del paese". Negli anni sessanta vagava per il paese travestito da sceicco, da gaucho, da cosacco e da torero. Rubava i costumi alle compagnie di avanspettacolo e trasformava il paese nel suo set personale. Il suo sguardo febbrile trasformava la spelonca carsica locale nel Grand Canyon, favorendone l'immedesimazione nel grande Rudy. Valentino nasce e muore ogni volta, nella voce di chi lo racconta.
Giuseppe Sansonna